Qualcuno dice che è difficile capire quante persone muoiono prematuramente a causa del doping, e quali sono gli effetti sugli atleti, per dire che se gli effetti fossero davvero impattanti nessuno si doperebbe. Sono d'accordo con il paragone col fumo, anche se in questo caso ci sono studi che rivelano un'inclinazione autodistruttiva molto più spiccata.
A tal proposito, è interessante quanto riportato sulla pagina di
Wikipedia inglese relativa al doping nelle Olimpiadi (dove notoriamente il giro di denaro è più basso che in una disciplina sportiva puramente professionale).
Nella voce di
prevalenza si parla del 30 % di atleti partecipanti alle olimpiadi del 2011 che
hanno ammesso di aver fatto uso in carriera di sostanze proibite, dato alto, seppur più basso delle stime della WADA (44 %). L'inefficacia del sistema anti-doping è testimoniata dal fatto che solo lo 0.5 % di questi è stato beccato dai controlli...
C'è poi il cosiddetto
Dilemma di Goldman, concepito per
quantificare lo sprezzo degli atleti per la propria salute, e in ultima analisi per la propria vita. In pratica all'atleta viene chiesto se sarebbe disposto a doparsi con la garanzia assoluta di vittoria, ma anche di morte entro i cinque anni successivi.
Se i primi studi degli anni 80-90 sembravano produrre cifre inquietanti (metà degli atleti avrebbe risposto positivamente), studi più recenti avrebbero ridotto i positivi a meno dell'1 %. Insomma, apparentemente nessuno sportivo è così invasato da volerci rimettere le penne, il che - quando invece accade - riduce il tutto ad un problema di ignoranza: chi si dopa, anche pesantemente, non sa quanto stia rischiando per davvero, né sul breve né sul lungo termine. La lista di effetti collaterali è impressionante, ma dubito che chi si dopa la conosca o sia in grado di soppesarne il contenuto...
Personalmente, prima ancora di una questione sportiva e legale, ne faccio una questione educativa. Se insegni a tuo/a figlio/a che non s'ha da fare per tutta una serie di ragionevolissimi motivi, il problema è bello che risolto. Nella fattispecie, prima ancora dell'onestà della squadra agonistica (alla quale è giusto riconoscere le proprie responsabilità sull'accaduto), è mancato proprio questo passaggio.