Il punto della questione è tutto qua: si "propende", si fa il tifo se vogliamo, anzichè partire dalla conoscenza di risorse, obiettivi e metodi, oppure in base alle convenienze del (breve) periodo.
Non sto dicendo che io "propendo" per un'uso indiscriminato della natura. Dico che qualsiasi intervento sugli ecosistemi (sui sistemi tout court, direi) non può prescindere dalla "realtà delle cose", da quello che esiste concretamente e dai meccanismi di interazione.
Faccio un esempio di casa mia: i cinghiali ed i caprioli.
Entrambi con popolazioni fuori controllo, con capi che si spingono fino nei centri abitati.
Dei primi la responsabilità è del partito delle doppiette, che alcuni decenni fa ha effettuato ripopolamenti abusivi con animali più veloci nel crescere e nel riprodursi. Per i secondi invece si tratta di una "normale" dinamica di una popolazione senza nemici naturali.
Che cosa facciamo? siccome sono dei "poveri bambi" lasciamo che i boschi vengano rasati nei germogli, danneggiando la biodiversità? Continuiamo con la logica delle recinzioni, che mettono nei guai tutto il resto della fauna presente che non può più spostarsi? Oppure siccome i cacciatori sono (stati) cattivi gli vietiamo di abbattere i cinghiali, col risultato che cresceranno di numero sempre di più?
A me la caccia non piace. Ma razionalmente non posso negare che è uno strumento per limitare (perlomeno) i danni, anche se contesto il modo in cui viene gestita (a fini elettorali, anche qua).