Altro che 145Km su strada, altro che la gara in single speed. L'esperienza BdB, è un'esperienza che ti segna, ti colpisce ai fianchi, ti piega in due, ma nel momento in cui sei sul punto di cadere al tappeto, con le forze ridotte ad un lumicino, ti risolleva con una carezza...
Sarà per l'età, sarà perché è un talebano dell'all mountain -fess-, ma Dario la racconta facile. Forse troppo? Lasciamo stare GFavier che ieri era partito con l'idea di fare fatica, e a ogni metro di strada ci ripeteva che stava facendo fatica e che non c'era con la testa... beh, lui è un caso particolare

, ma ieri effettivamente in alcuni frangenti si è sofferto.
Al parcheggio di Bòvegno ci sono 7 gradi e Wilmer, Perse, Dario, il Lonfo, GFavier e Lorenzo. Nessuna traccia né di LucaVT né di Giulien. All'orario dell'appuntamento facciamo un paio di telefonate a Luca, nessuno risponde e decidiamo di incamminarci. Poco dopo riproviamo e ci risponde: deve rinunciare per problemi fisici. Rimettiti presto!
La salita a tratti è ripida, e lentamente ci scaldiamo. Il cielo è azzurro e cerchiamo il sole... presto arriverà e riporterà i nostri corpicini ad una temperatura decente. Salgo con Gianfranco e lui continua a dirmi di andare avanti, di lasciarlo, abbandonarlo al suo destino, ormai è spacciato, e gli dispiace che io stia lì a perder del tempo con lui, quando potrei essere là davanti, in testa al gruppo a fare l'andatura.
Ma che cazzo dici!
Innanzi tutto le rampe sono rampe per tutti, anche per Perse, Wilmer, Lorenzo, Il Lonfo...
...per Dario NO

...per la bici di Dario SI

Inoltre quella era la mia andatura e non avevo nessuna intenzione di accelerare o mettermi a correre.
Ters, muchela o te spachi la testa cun na preda...
Il sole ci ha accompagnati per tutta la bella salita del Valtrompianoforte in direzione Sette Crocette, l'aria frizzante veniva riscaldata, e non come lucertole al sole, sdraiati sul prato attendevamo Gfavier con guai al cambio, e il Lonfo assistente meccanico.
Una grossa nuvola grigia ha incominciato ad addensarsi sulle nostre teste, come un presagio, un segnale che la vita, la mtb non sono tutte rose e fiori, ma anche spine e dolori...
... malgrado ciò si può arrivare vispi ed arzilli a 80 anni e riuscire a salire con le proprie forze lungo i sassosi sentieri tra la Val Camonica e la Val Trompia. Stupefacente!
Il vispo signore ci avverte che il sentiero è brutto. In effetti, pur riuscendo a percorrerlo, siamo messi più volte in difficoltà per la presenza di un gran numero di pietre smosse, di gradoni. Il paesaggio attorno a noi è splendido, ci troviamo in una valle incantata, non troppo lontano dagli orrori di Monte Campione, ma inviolata e selvaggia.
Successivamente entriamo nel bosco e qui il sentiero a tratti migliora. Dario purtroppo ha la ruota libera del mozzo devastata e non ha la possibilità di spingere sui pedali; si deve affidare esclusivamente alla forza di gravità.
Nella risalita su mulattiera, in direzione Muffetto, è costretto a procedere a piedi. Nel frattempo la nuvola sopra di noi diventa sempre più minacciosa e l'aria fredda ci fa venire i brividi. Arriviamo all'imbocco del sentiero che sale al Muffetto già piuttosto affaticati ed ora saliamo bici in spalla su un ripido pendio. Scende pioggia ghiacciata e indossiamo i giubbini antiacqua. In cima al monte si scatta la foto di gruppo e ci si attrezza per la discesa..
L'erba e le rocce sono viscide, bisogna stare attenti.
Man mano che scendiamo il sentiero diviene sempre più brullo, sconnesso, ostico, decisamente impraticabile. Non ci voleva, arrivo in fondo non proprio soddisfatto. Inoltre sono disturbato dalla orripilante vista sugli ecomostri di Monte Campione (che portano soldi, e aiutano al sostentamento delle popolazioni locali, quindi positivi - a questo punto io però farei una bella pista da DH per sfruttare gli impianti già esistenti, e magari un cinema all'aperto con mega schermo di 30 metri, così uno può andarsi a vedere Guerre Stellari a 2000 metri. No?)
Poi iniziano i sali-scendi su e giù da mille montagnette pelate; piccole, insignificanti, ma ugualmente faticose da valicare.
Si perde la bussola in qualche frangente, ma nessun guaio. Alla malga letamaio però incominciamo a tribolare sul serio.
Il fondo è un calpestio unico di vacche, zolle di terra, pozzanghere di letame, ruscelletti, e una debolissima traccia che ci immaginiamo...
La traccia GPS ci aiuta poco in questa zona dimenticata dal CAI e devastata dagli zoccoli.
Dario è già su di almeno cento metri con la bici in spalla, quando ci si accorge che la traccia invece scende. O no? L'incertezza regna sovrana.
Il terreno è ancora più devastato di prima, e dopo qualche scivolone di troppo, mi escono spontanee colorite imprecazioni. In fondo al calvario mi aspetto di trovare Dario saltellare per la gioia di fare all mountain -fess-, invece anche a lui scappa la parola merda. Possibile?
Dopo il calcio nel culo, ecco però che arriva la carezza. Il dolcetto che ci fa tutti contenti. Un tratto splendido nel bosco, dove ci esaltiamo in curve pennellate, tra gli alberi. Gradoni su rocce scivolose, dove il Lonfo si scatena in equilibrismi che solo lui è in grado di chiudere senza fratture scomposte in tutto il corpo.
Piuttosto stanchi, infangati e parzialmente infreddoliti e umidi, raggiungiamo alle 18 le macchine. Il giretto è stato impegnativo, e per fortuna che il tratto finale di discesa ci ha risollevato il morale, altrimenti probabilmente non saremmo arrivati alle macchine con quel sorriso.
Non c'è tempo per gelati o birre, o pizze...
Ritorniamo velocemente verso casa, dopo un caloroso saluto e un arrivederci a presto.
Mi raccomando Gianfranco, la prossima volta che esci in bici, lascia a casa o in ufficio i tuoi pensieri. La bici, la domenica con amici, serve proprio per staccare la spina e riprendersi almeno moralmente. Fisicamente invece ci si stanca fess...
