Ruggero68
Biker serius
- 7/11/17
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- Bike
- Cannondale Topstone Sora 2019 / Cannondale Jekyll 2003 / DBR Axis TT Pro 1996
Non so voi, ma quando vedo qualcuno tirar fuori dal borsello sottosella una micropompetta elettrica per gonfiare la camera d’aria, mi viene da piangere. Ma non per commozione, eh. Per disperazione. Siamo ufficialmente alla frutta. Il gesto più umile, più basilare, più antico del ciclista – pompare una ruota con le proprie braccia – è ormai considerato uno sforzo eccessivo.
Si gonfia a pile, perché “è più comodo”. Perché “così si fa prima”. Perché “così non sudo prima ancora di partire”.
Ma stiamo scherzando?
Comodità un paio di tubolari.
Non vi viene neanche un filo di vergogna a portare appresso un aggeggio che fa per voi quello che una volta faceva un braccio allenato, un polso determinato e una fronte imperlata di dignità?
Davvero siamo al punto che girare una mini-pompa vi sembra un affronto ai vostri bicipiti?
Una fatica inutile?
Perché sì, gonfiare una camera d’aria fa parte dell’esperienza ciclistica, come le zanzare sotto il casco e il gusto di una crostata al bar dopo 60 km.
Non è un optional da eliminare con la tecnologia.
È un rito, una piccola sofferenza che ci rende degni della strada.
E non venitemi a dire che “è pratica”, che “oggi il tempo è poco”, che “la batteria dura 200 gonfiaggi”.
No! È solo l’ennesimo cedimento culturale al culto del "non faticare mai".
E prima o poi qualcuno si monterà il motore elettrico anche nella borraccia. Ah no, aspetta…
Comunque sia: che tu sia tra quelli che ancora si piegano sulla ruota sudati e fieri, o tra quelli che premono un tasto e scrollano Instagram mentre il compressore lavora per loro… sappi che, se non sei d'accordo con quello che scrive il "diretur", passi comunque dalla parte del torto.
A prescindere.
Si gonfia a pile, perché “è più comodo”. Perché “così si fa prima”. Perché “così non sudo prima ancora di partire”.
Ma stiamo scherzando?
Comodità un paio di tubolari.
Non vi viene neanche un filo di vergogna a portare appresso un aggeggio che fa per voi quello che una volta faceva un braccio allenato, un polso determinato e una fronte imperlata di dignità?
Davvero siamo al punto che girare una mini-pompa vi sembra un affronto ai vostri bicipiti?
Una fatica inutile?
Perché sì, gonfiare una camera d’aria fa parte dell’esperienza ciclistica, come le zanzare sotto il casco e il gusto di una crostata al bar dopo 60 km.
Non è un optional da eliminare con la tecnologia.
È un rito, una piccola sofferenza che ci rende degni della strada.
E non venitemi a dire che “è pratica”, che “oggi il tempo è poco”, che “la batteria dura 200 gonfiaggi”.
No! È solo l’ennesimo cedimento culturale al culto del "non faticare mai".
E prima o poi qualcuno si monterà il motore elettrico anche nella borraccia. Ah no, aspetta…
Comunque sia: che tu sia tra quelli che ancora si piegano sulla ruota sudati e fieri, o tra quelli che premono un tasto e scrollano Instagram mentre il compressore lavora per loro… sappi che, se non sei d'accordo con quello che scrive il "diretur", passi comunque dalla parte del torto.
A prescindere.