E’ un’atmosfera strana quella che si respira oggi. La primavera ormai bussa alle porte. Gli alberi in fiore contrastano in modo netto con la neve che ancora copre le cime più alte, e le giornate più lunghe e la temperatura piacevole invitano tanti bikers a salire in sella. Al solito appuntamento ci ritroviamo in tanti, tantissimi, mai così numerosi, ed è chiara l’impazienza di partire.
Però tanti di noi hanno un pensiero fisso. Il tredici maggio si avvicina. Siamo ormai a meno di due mesi dalla data decisa per la versione duepuntozero del nostro “Gavoi in Mountain Bike”, ed abbiamo ancora tanto lavoro da fare. In questo momento in particolare abbiamo bisogno di definire e rifinire diversi passaggi del giro che stiamo preparando. Oggi abbiamo deciso di approfondire la zona di “Locorra” ed alcuni tratti di single che potrebbero essere molto interessanti.
Partiamo subito in direzione Sa Matta e puntiamo verso “Nodu Locorra” evitando tutte le divertentissime varianti che abbiamo sul percorso, ma che conosciamo bene. Non sappiamo di quanto tempo avremo bisogno per percorrere i nuovi passaggi, quindi meglio partire subito da li. Se riusciamo a finire presto potremmo sempre concederci una pedalata sull’altro versante. Se riusciamo...
La prima parte dei nuovi percorsi che abbiamo in mente per oggi ha lo scopo di evitare la strada più trafficata. Il primo tratto è decisamente bello e comodo. L’unica nota negativa è che qui abbiamo la prima foratura. Prima foratura e primo ruzzolone della giornata, per fortuna senza nessuna conseguenza. Si sistema la bici del nostro compagno d’avventure e si riparte. La giornata è bellissima, limpida e calda.
A questo punto torniamo sulla strada e arriviamo a Locorra. L’idea è di seguire un vecchio sentiero che passa a valle del “Nodu Locorra”. Percorrerlo a piedi è facilissimo, ma bisogna vedere cosa riusciamo a fare con le bici. Durante questa variante ci fermiamo per una sosta panoramica. E’ bellissimo. Abbiamo una vista mozzafiato sul lago e su tutta la vallata sottostante. Si riparte e si esce dal fitto di alberi e rocce. Adesso dobbiamo affrontare un single che ci dovrebbe riportare all’attacco della discesa verso la diga. La bellissima discesa verso la diga. Detto fatto troviamo questi passaggi che sono decisamente facili e scorrevoli ed in men che non si dica ci ritroviamo all’attacco della discesa. Questi nuovi passaggi hanno necessità di un po di lavori, ma promettono d’essere molto interessanti.
Ci raggruppiamo e poi via, si scende verso la diga. Questa discesa è sempre molto bella, e per la conformazione del fondo è sempre diversa, sempre nuova, sempre da scoprire.
Arrivati giù abbiamo l’ultima parte del lavoro per oggi. Quella che potrebbe essere più difficile. Dobbiamo cercare un guado che ci permetta di passare sull’altro versante e risalire alla cava senza dover scendere a valle fino al ponte di Taloro. Abbiamo già un’alternativa, ma vogliamo continuare a cercare e capire quali sono le altre possibilità.
Oggi si punta ad un vecchio sentiero segnalato sulle carte. Dobbiamo trovarlo e capire in che condizioni è. Ci raggruppiamo ed iniziamo la discesa. Ogni metro che scendiamo diventa sempre più stretto e più ostile. Si continua e si scende ancora. Sempre più chiuso fra rovi e corbezzoli. Ad un certo punto il sentiero non scende più. Brutto segno. Siamo ancora alti sul fiume ed abbiamo bisogno di scendere. Ci stiamo allontanando dal punto del possibile guado e non stiamo scendendo. Ci fermiamo per fare il punto e capire cosa c’è sotto di noi. Niente, sotto non si va, quindi non abbiamo altra scelta se non seguire il sentiero che ormai è diventato poco più che una traccia quasi impercettibile. Proseguiamo e ad un certo punto ci arriva il sole in faccia. Brutto segno. Bruttissimo. Nessuno dei battistrada dice niente, però ci guardiamo e per la prima volta abbiamo un espressione delusa. Vedere il sole qui, adesso, è un pessimo segno. Significa che è tutto sbagliato. Siamo troppo alti sul fiume e siamo troppo a sud nella valle. Tutto da rifare. A questo punto la decisione è quasi obbligata. Bisogna risalire e cercare la strada che abbiamo lasciato prima. La strada che ci porterà giù fino al ponte di Taloro. Si spinge e si pratica quella disciplina che qualcuno di noi chiama ciclo-trekking. Disciplina nella quale siamo dei veri maestri!
Torniamo alla strada e si scende verso il ponte. Adesso viene il momento di salire. Facciamo il primo strappo e alcuni bikers hanno finito l’acqua, quindi facciamo una deviazione verso una sorgente. Una parte del gruppo però ha proseguito. Adesso siamo divisi in almeno due gruppi, e noi siamo gli ultimi. Si riparte e si continua a salire. Gli inconvenienti e gli stop sono veramente frequenti. Ci fermiamo per gonfiare una ruota e il gruppo si sfilaccia ancora di più. Ci rimettiamo in movimento con un senso di urgenza, perché il tempo passa e il sole sta scendendo veloce all’orizzonte. Arriviamo alla cava e la situazione è davvero strana. Due bikers ci aspettano alla base della cava, qualche altro ci fa gesti dalla parte alta, letteralmente sulla cima di una cascata di massi di granito giallo, e gli altri, che non vediamo, sono già ripartiti verso Gavoi. Il gruppo adesso è decisamente sfilacciato. Quando decidiamo di metterci in movimento abbiamo un'altra foratura. Altro stop. Altro tempo che passa. Finalmente sistemiamo tutto e possiamo affrontare la salita della cava. Le diverse ore passate in sella, i diversi tratti a spingere ed il ritmo veramente troppo spezzettato fanno un cocktail esplosivo. Siamo tutti stanchi, e sappiamo che dobbiamo ancora salire per un bel tratto. Attraversiamo il paesaggio lunare della cava con l’allegra compagnia di un gregge di capre, e finalmente arriviamo al piazzale superiore. Ma la salita non è finita... Decidiamo di non salire fino alla fonte di “Laddo”, ma di tagliare - sempre su sterrato - verso la casa cantoniera, dove diamo fondo alle scorte di cibo e - sfiniti - optiamo per l’asfalto. Ormai è troppo tardi per solo pensare di fare ancora sterrato, quindi armeggiamo con le luci e ci mettiamo in strada. A questo punto in asfalto tiriamo il più possibile: é ora di rientrare a casa! Arriviamo in paese che è già buio, e negli ultimi chilometri partono una serie di telefonate per fare la conta del gruppo. Una volta sicuri che siamo tutti arrivati e che è tutto ok ci sentiamo molto più tranquilli, stanchi ma tranquilli. Adesso il discorso torna sul guado che non abbiamo trovato e su cosa dobbiamo fare le prossima volta per trovare altre soluzioni. In altre parole, tutto torna alla normalità...