Mi alzo, apro la persiana e lo vedo.
Sono le sette, l'aria porta ancora con sè il grigio della notte appena trascorsa, lievi strisce di nuvole velano il cielo che inizia a cambiare colore. Il sole si appresta a dare vita al nuovo giorno. Il tempo buono è già un'ottima notizia. Speriamo di concludere la giornata in modo altrettanto buono.
Alle otto, puntuali come treni svizzeri ci incontriamo alla stazione-bar di mascalzone.
Kz67 e Uron portano giù le bikes dal loro mezzo diesel-gpl-turbo-ibrido-idrogeno-metallizzato con bagagliaio ENORME. Gli altri componenti della spedizione siamo Bros ed io.
Dopo il caffè carichiamo le nostre cavalcature sul pick-up di Palomar. Purtroppo lui non sarà dei nostri. E' reduce da un infortunio al braccio non ancora risolto che continua a tormentarlo. Vuole comunque partecipare. Si è reso disponibile a portarci in cima e lasciarci al nostro destino. Mi dispiace perchè lui era uno dei fautori dell'idea... sarà sicuro protagonista della prima ripetizione... ;)
Facciamo scorta di panini. Visto che non possiamo sapere a che ora si concluderà la pedalata è meglio essere previdenti.
La carovana viene completata dalla Panda4x4 di nostro padre, frutto di un'esproprio proletario. Stefy e MGrazia gliela faranno riavere... Grazie! :)
L'arrivo del convoglio in cima al Bruncu Spina è salutato dal volo di due grandi rapaci di cui ignoro la specie. Non ne so niente, ma mi affascinano parecchio e guardo sempre il loro volo con curiosità.
La vista che si apre davanti ai nostri occhi è come sempre fantastica. Abbiamo la sensazione di essere al centro di un cerchio di cielo limpido. Infatti sotto di noi si estende a perdita d'occhio un oceano di nuvole.
Spuntano da questa spuma l'Ortobene, i monti di Oliena, il Corrasi, Monte San Giovanni e il Supramonte di Orgosolo fino a Su Gorroppu che vediamo distintamente.
Altrettanto distintamente notiamo l'entrare delle nuvole dal mare. Da est. Il movimento lento e inarrestabile sembra ipnotizzarmi. Ammantano tutto lasciando scoperte solo le cime più elevate. Sembra ci si possa camminare sopra. Più avanti vediamo piccolissimi il lago alto del Flumendosa e Perda Liana, anche loro in procinto di essere inghiottiti dal mare di nuvole.
Attratti da queste visioni, quasi non riusciamo ad andare avanti. Vediamo sterrate e sentieri. Immaginiamo possibili percorsi, giri ed escursioni. Nella prima ora di cammino non facciamo neanche tre chilometri. Non sembriamo però troppo preoccupati dalla velocità, non certo paragonabile a quella di una tappa di pianura al Tour.
Artilai ci aspetta e, dopo il Bruncuspina, ci ri-offre la vista verso la nostra meta.
La valle del rio Aratu nasce sotto i nostri piedi e muore dopo una ventina di chilometri sul lago di Gusana. Attorno a noi rocce e piante rese nane dal bestiame al pascolo brado. Il tipico paesaggio del Gennargentu si dissolve sotto di noi nel bosco. Prima ontani nei canali, poi agrifogli, ed infine fitto di querce, castagni, nelle zone più fresche e umide, e lecci.
Le chiome iniziano a cambiare colore. Alle quote più elevate le roverelle hanno già le foglie gialle ma non hanno ancora il vestito marrone dell'inverno, gli ontani virano il verde in grigio e mettono in maggior risalto il verde ceruleo dei giganteschi agrifogli.
Isolati ed evidentissimi i pioppi. Giallissimi. E gli aceri minori. Rossissimi. Pioppi e aceri spariscono e si mimetizzano per buona parte dell'anno ma si mettono in evidenza durante l'autunno. Così coi loro colori si rendono visibili a chilometri di distanza. L'autunno è la loro stagione!
Affrontiamo la discesa in relax e giochiamo a far correre i mezzi. Ma non troppo. Ci fermiamo spesso per guardarci attorno e godere ogni secondo della giornata che ci è stata offerta. Incontriamo pecore e cavalli pezzati. Tutto fila liscio e veloce ora. Ma questa è la parte più semplice e pulita dell'intera giornata. Lo sapevamo già prima di partire.
L'inizio del bosco è il nostro cruccio. Sapevamo anche questo. Avevamo previsto una zona di alcune centinaia di metri in linea d'aria senza strade. Ci siamo. Giriamo e rigiriamo. Qualche volta prendiamo giusto altre prendiamo un granchio.
Calo glicemico e aumento del nervosismo coincidono. Iniziamo ad essere nervosetti. Pausa panino e breve momento di relax. Dobbiamo proseguire.
Arriviamo alla SP7. Alla fonte, un anziano ci guarda e con il sempre valido argomento del tempo attacca bottone. Gli chiediamo se sul nostro versante possiamo raggiungere il lago di Gusana. NO! è la sua risposta, e raggiungiamo l'acme del nervosismo. Si è fatto tardi, dietro di noi si addensano le prime nubi. Ci hanno raggiunto.
Valutiamo alternative ma io insisto. Andiamo giù e chiediamo al pastore dell'ovile che si trova sotto la strada. Alla fine, velocemente, decidiamo e ripartiamo. Cerchiamo il pastore. Non c'è. Troviamo un bel maiale. Difficilmente arriverà a carnevale...
Quì abbiamo indizi ma non prove certe della posizione delle strade. In ogni caso quelle che abbiamo sotto le
ruote sono belle. Molto belle. Veloci. Pulite. A tratti scassate, ma belle! Sempre sotto un fitto bosco di lecci, tanto fitto che quasi non vediamo più. Sembra sera. E' pomeriggio...
A questo punto il mio pensiero è: "Se non ne veniamo fuori subito mi uccidono". Sono sicuro che ognuno ha pensato la stessa cosa. E la vittima ero sempre io. Cerchiamo di perdere quota ed avvicinarci al fiume. Lo facciamo più velocemente di quanto pensassimo, e guadiamo. E' già qualcosa.
Questo è stato un segnale che ha palesemente inciso sull'umore di tutti. Dopo il guado i nostri volti si sono distesi e abbiamo ripreso a parlare, ridere e scherzare come al mattino.
Buon segno.
Ma non è finita. Abbiamo ancora molta strada da fare. Però tutto sommato siamo veloci. Con le forze residue pestiamo sui pedali. Guadiamo altre due o tre volte e alla fine ci troviamo in un tratto che avevamo percorso lo scorso anno in una delle escursioni preliminari.
Ora è relax ed euforia insieme.
Festeggiamo mangiando prugne selvatiche!
Andiamo veloci sulla strada conosciuta e arrivano due gocce di pioggia. Due.
Sono ormai le cinque di sera e non abbiamo ancora finito. Chiamiamo Palomar e chiediamo che ci recuperi. L'appuntamento sulla statale 128. Bivio per Fonni. Arriviamo prima noi e ci incamminiamo verso Gavoi. Dopo un chilometro l'incontro. Sabina passa lì per caso. Sprezzante della nostra evidente *animalità* ci carica sulla sua macchina e ci evita di viaggiare insieme alle bici sul cassone del pick-up.
Arriviamo a Gavoi che è quasi buio.
Una birra veloce al bar e tutti a casa.
Abbiamo fatto sette ore e mezzo di escursione per trentacinque chilometri, siamo partiti da Bruncu Spina ad una quota di milleottocentoventinove metri e siamo arrivati al lago di Gusana a seicentoquarantacinque metri. Abbiamo trovato un passaggio che forse nessuno aveva ancora percorso in mtb. Abbiamo volato sopra le nuvole e visto alberi magnifici. I veri abitanti delle montagne. Abbiamo bevuto acqua fresca e pura. Abbiamo timbrato più volte il cartellino delle cadute. Abbiamo nutrito il nostro spirito di sole, nuvole, vento e natura.
Abbiamo realizzato un'idea!!!
Col senno di poi è facile dire che siamo stati bravi ad insistere e crederci. Non ci siamo fatti scoraggiare dal momento difficile che abbiamo avuto a metà giornata ed abbiamo avuto la forza di insistere. Ci abbiamo creduto. E siamo stati anche un pò incoscienti...
Stay hungry, stay foolish.
Ma chi è che lo diceva???
Ciao!