Fra i graniti di Istiotha (fotoreport)

SELDOMSEEN

Biker superis
27/1/12
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Gavoi
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Capra
Quando si è adolescenti e i propri genitori dicono che il lavoro è ciò che, in questa società, permette ad ognuno di vivere e andare avanti, sembra che lo dicano solo per aprire la bocca ed impartire l'ennesima lezione. Tutto è superfluo durante l'adolescenza. Tutto tranne quel paio di cose a cui ogni adolescente non può rinunciare. Il lavoro e la sQuola normalmente non sono tra queste.
Così passano gli anni e, maturando, aumentano responsabilità e il senso del dovere. Si capisce quanto anni addietro avevano insegnato i propri genitori e si diventa come loro. Schiavi del dovere.
Nel lavoro si hanno periodi di tranquillità, periodi di vuoto totale (che portano qualche pensiero), periodi di facile pianificazione e periodi di schizofrenia.
A me, e al bros, è capitato proprio un periodo di schizofrenia lavorativa nelle ultime tre settimane. Abbiamo programmato il lavoro settimanale e puntualmente siamo stati sconvolti dai cambiamenti dell'ultimo minuto.
Quindi mi ritrovo con l'ultima uscita in bike del 20 maggio e la bici sporca da prima di Gavoi al cubo.
Arriviamo a sabato sera, dopo una settimana di lavoro intenso, e puntualmente riceviamo un ordine per la domenica mattina.
Sintetizzando: LEVATACCIA!
Tra lavoro e feste di compleanno mi metto a letto alle due di notte, dopo aver puntato la sveglia alle sei. Nel momento in cui poso la sveglia sul comodino mi rendo conto che un'altro fine settimana andrà via senza che riesca ad avere quel paio d'ore di ozio che desidero da un pò.

Inutile dirlo, il suono orribile della sveglia è come un botto con la macchina. Rintronato mi alzo, lavoro, carico, parto, viaggio e arrivo.
All'appuntamento a casa di Melania non sono l'unico ad aver fatto tardi la sera prima. Arriva l'allegra compagnia che, armata di camicia impeccabile appena inamidata e sorriso a trentadue denti, ha passato il sabato sera a girare locali.
La premiata ditta M&F più Angiolino in part-time, con occhi ancora gonfi e testa pesante, scarica le bici e siamo pronti a partire.

Ci guida Jose. Lo individuo da lontano. Io frequento la seconda metà del gruppo, questo vuol dire che lo rivedrò a tavola, se non per alcune fugaci apparizioni durante l'escursione.
Jose è un uomo a motore.
Una brezza piacevole ci accompagna. Sarebbe più piacevole se arrivasse alle nostre spalle e non in faccia. Non in salita.
Le condizioni del fondo sono ideali. Per cadere.
Si viaggia su una lastra di vetro ricoperta di biglie. Il grip è favoloso e la salita, manco a dirlo, scorre lenta. Lentissima.
Alcuni tratti vanno spinti, almeno da me, mentre altri vanno avanti come treni. Consolido la mia posizione in fondo al gruppo.
Mi rendo conto di quanto sono indietro quando vedo i compagni avanti a me su un'altra collina.
All'aumentare della quota il panorama di apre e la vista spazia fino a Capo Montesanto. Nel cielo solo piccole nuvole di passaggio. Il sole sarà il nostro compagno di viaggio per tutta la durata dell'escursione.

In discesa, il fondo ZEROGRIP è accompagnato dai solchi formati dall'acqua che, come le sirene di Ulisse, ci chiamano a loro. E' difficile resistere al loro richiamo. Vorrebbero flirtare con noi tutti insieme. Qualcuno sgonfia le gomme. Qualcun'altro si esibisce in numeri da circo.
La prima discesa è molto bella e ci concede brevi tratti di ombra. Preziosi come l'oro.
La mia bici, scandalosamente priva di manutenzione impreca contro di me urlandomi bestemmie dalle boccole dell'ammortizzatore ormai andate. Ad un certo punto mi sembra che il cigolio provenga anche dall'anteriore, ma faccio finta di non sentire niente e tiro dritto.

Finita la discesa mi passa l'uomo mascherato a velocità doppia. Decido di stargli dietro nel piano farcito di pietre. Riesco per un centinaio di metri o poco più e rischio più che in discesa. Se prendi un sasso con una ruota rischi di venire catapultato oltre il fiume in secca. Ed io che faccio, me ne privo? No. Non so ancora come, ma riesco a tenere una traiettoria che mi permette di stare all'interno della traccia. Questo è il momento in cui do fondo alle mie ultime energie.

Risaliamo il fiume sull'altra sponda e do modo ai ginepri di assaggiare i miei stinchi. Credo di aver sbagliato qualcosa e mi ritrovo tra i primi. Alla sosta di compattamento ci viene proposta un'alternativa tra due fontane.
Il mio cervello è ormai in RC recovery-mode. Sento ciò che viene detto, ma non ne interpreto il significato. Non ne sono in grado. Sento anche le parole "Muro del pianto" ma non ho idea di cosa significhino. Attacchiamo la salita e sono ancora tra i primi. Strano.
Ma tutto torna alla normalità dopo qualche minuto e alcuni tornanti. Mi sfilano tutti.
Il sole è a picco, l'ombra sembra essere un miraggio. Decido di fermarmi e subito trovo amici che non vogliono fare altro che mettere un piede a terra. Ora inizia il calvario vero. La salita sembra non terminare mai. Mi sento come Drugo dopo aver bevuto il White Russian di Jackie Treehorn.
Formiamo un gruppetto di peones. Tutti gavoesi. Ric, Palomar, Bros ed io. Alterniamo brevi tratti in sella a luuuuunghi tratti a spinta, e ogni cambio di pendenza sembra un morso ai polpacci. Facciamo un sosta tutta nostra per bere e mangiare qualcosa. Sentiamo le voci degli altri vicino a noi ma non abbiamo nessuna voglia di muoverci. Ci siamo fermati e stiamo fermi. Non c'è verso.
Quando ripartiamo ci accorgiamo che gli altri erano a venti metri.

Pronti via e si imbocca la discesa. Questa volta è una sterrata. Da questo punto il colore prevalente passa dal rosato del granito delle rocce alle nostre spalle all'azzurro e blu di un mare spettacolare che sembra attendere solo noi. Un'angelo azzurro e rosso di nome Francesco mi porta giù disegnando traiettorie sicure che replico su carta carbone. In questo modo, tenendomi a una decina di metri da lui, vado giù veloce e sicuro. Ad un bivio a destra, aspettiamo gli altri.
Il primo del gruppo è Jose. Lo rivedo. Da lontano sembra che arrivi un quad. Alza una grossa nuvola di polvere e fa un casino disumano. Ci raggiunge, intraversa la bike, due colpi di pedale, impenna e sparisce. Io viaggio ad una velocità, anche mentale, diversa.
La fontana è la salvezza. Mi permette di rinfrescarmi e rifornire la sacca. La salita ormai è alle spalle e possiamo puntare il mare. Arriva Man e ci comunica "Ambrogio è scoppiato!"... loro hanno fatto anche l'altra fontana. Forse Ambrogio ha bevuto troppa acqua... :)

Se fossi capace di formare un pensiero, penserei ad una birra e un bagno. Ma non ne sono capace.
Arrivo a casa di Melania.
Altri quattro angeli stanno preparando il pranzo per noi. Questo è molto più che amore...
Birra, manco a dirlo, cambio d'abito e maaaareeeee. Bagno da trenta secondi, doccia scroccata a casa di Palomar e via a mangiare. Il reintegro energetico dura finché il sole lo permette. Infatti la bella veranda che ci ha ospitato è esposta ad ovest, quindi il sole lentamente ci sbatte fuori e in breve finiamo tutti in giardino.
Inutile dire che le caxxate si potevano misurare in ettometri e le il tempo in millisecondi.

Quando si prende in considerazione la possibilità di andare via sono già le sei e mezzo. Ma non andiamo ancora a casa, bensì a casa di Palomar. Altro bagno, questa volta più lungo, altra doccia, altra birra. Se non è scrocco questo!
Si decide di partire, ma il cielo non è del nostro parere. Infatti incontriamo la processione di San Giovanni, (ma San Giovanni non è il 24?) vabbè. Dobbiamo aspettare ancora per rientrare a casa. :)

Il trittico nuorese ci ha confezionato un regalo bellissimo. Solo che Ambrogio non doveva sposarsi il 23 giugno. Non si fa!
Bello vedere le famiglie muoversi per una passione, bello vedere bimbi educati e simpatici giocare indipendenti e stare a loro agio tra i grandi. Bello vedere moscerini compiere evoluzioni su bighe troppo grandi... :)
Bello vedere amici slovacchi *buttarsi* in un "A presto..." non avendo la certezza che sia un "See you soon..."
Angiolino, Giuliana e Ulla siete stati ospiti esemplari, Melania LA VERA padrona di casa e noi tutti, come al solito, delle capre puzzolenti che hanno invaso una casa e un giardino belli e accoglienti.

Alla fine della fiera, io non ho riposato, ho dormito poco, ma ho passato una giornata da mettere nei ricordi più belli da tirar fuori in quelle cupe e malinconiche giornate d'inverno che sembrano non passare mai.

Non ho passato una bella giornata in bici, ma grazie alla bici.
Siete stati voi tutti a rendere questa giornata una giornata da ricordare.
Perchè la bici E' UN MEZZO, non il fine.

Ciao!
 

mascalzone

Biker superis
26/4/12
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gavoi
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Io non l'ho ancora letto il racconto di Sel perchè non ho ferie. . . . .come disse la buon anima di Li Cani,che per leggere i racconti di Seldomen prendeva due giorni di ferie. . . .:mrgreen: mi fido comunque dei vostri commenti Camarillo e Funari......
 

amb69

Biker superioris
12/11/07
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nuoro
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On one acciaio
Grande Sel racconto impeccabile.

Scoppiato e dir poco, sembrava di avere qualcuno di sopra che mi prendeva a martellate sul casco.

L' importante è che il tutto rimanga nelle ns memorie come una delle + belle giornate trascorse insieme.
 

SELDOMSEEN

Biker superis
27/1/12
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Capra
Mamma mia, è sempre un piacere leggerti Seldom!
I tuoi sono tra i pochi post lunghi che non si saltano a piè pari. :medita:

Avrei potuto scrivere molto più di così. Gli spunti non sono certo mancati...
Ho fatto un racconto breve solo per rispetto dei lettori... ;)))

Cito me stesso, non vogliatemene, ma ieri andavo di fretta:
Mi sento come Drugo dopo aver bevuto il White Russian di Jackie Treehorn.
http://youtu.be/SeFLVfe6oWQ
http://youtu.be/qLEgHh7q2J8

Grazie a chi ha apprezzato il racconto, ma era la giornata ad essere bella...
 

Classifica giornaliera dislivello positivo