Disclaimer
***Report Lunghissimo - astenersi frettolosi***
E da qualche settimana che si ipotizza un giro in zona mare. Messaggi, mail, telefonate ed il tutto pian pianino prende forma. E dal 12 maggio che non pedalo. E da tanto, troppo tempo che sono fermo. Però ci provo. Ho troppa voglia di stare in bici e di passare una giornata allaria aperta in buona compagnia.
Allarrivo a Cala Liberotto la giornata è splendida, cielo limpido ed una brezza che accogliamo come un buon segno, nella speranza che ci accompagni per tutta lescursione. Scarico la bici ed inizio a prepararmi. Tiro fuori dallo
zaino le
gomitiere e sono un indeciso; le metto o le lascio in macchina? Qualcuno mi dice che il giro è semplice ma il fondo è velenoso. Vabbé, le ho portate fino a qui, a questo punto le indosso, tanto il caldo mi ucciderà in ogni caso...
Se fosse un thriller, questo particolare sarebbe importante...
Partiamo in asfalto e diamo subito le spalle al mare. Puntiamo verso lentroterra e le montagne ci aspettano. Prima salita, prima ghiaia, prime sgommate e primi tratti a spinte. La brezza ci accompagna e allevia le nostre sofferenze, e man mano che guadagniamo quota il panorama si apre davanti a noi. Ancora un pò di strada, ancora qualche metro più in alto e terra e mare splendono davanti ai nostri occhi. la giornata è limpida e lo sguardo spazia su tutto il golfo di Orosei. Adesso penso che questi momenti sono già più che sufficienti a ripagare la stanchezza che verrà. E ne verrà, altroché...
Facciamo il primo tratto di discesa ed inizio la mia battaglia con la bici. Nelle scorse settimane zero pedali, molta manutenzione e alcuni cambi di set-up. Mi ritrovo a non capirci niente. La ruota anteriore fa una gita tutta sua, totalmente autonoma; va dove vuole e questo non mi piace. Il primo Jolly esce dal mazzo senza che neanche me ne renda conto. Non ci do troppo peso e continuo. Poco dopo però sparo il secondo. Due in pochissimo tempo. Non mi piace.
Mi concentro più sulla bici, sulla guida e sulla posizione, ma la ruota anteriore continua per la sua strada, spesso diversa dalla mia. Non riesco a domarla e a capirla. Mi sento quasi in imbarazzo e mi chiedo se per caso non mi sia totalmente rimbecillito. Poco dopo è il momento del terzo Jolly, questa volta più impegnativo. Perdo lanteriore - strano? - e riesco proprio allultimo a mettere un piede a terra e ritrovare lequilibrio. Questa volta ero veramente vicino alla caduta. Vabbè, decido che forse non è giornata ed inizio a rallentare ed a scherzare con i compagni sul numero di Jolly che ho portato da casa.
Il quarto vien da sè. Però mi scoccia terribilmente. Ho già iniziato a rallentare ed un altro Jolly gratuito mi infastidisce e mi lascia perplesso. Ho capito che il problema è davanti. Sveglio, eh?
Mentre scendo ancora e considero tutte queste cose, la ruota anteriore - momentaneamente tornata a farmi compagnia - decide che è stufa di me e fa una deviazione verso sinistra, proprio in un bel solco scavato dallacqua. Ok, mi preparo ad usare un altro Jolly. Purtroppo per me però i Jolly sono finiti, quindi laltra cosa logica da fare è prepararsi allatterraggio. Sono caduto uninfinità di volte ma mi stupisce sempre notare quante cose si riescono a pensare durante quei pochi istanti. Sono lento; un buona notizia, direi ottima. Cadrò a sinistra; male, quella è la spalla fratturata lo scorso anno. Ci sono pochissime pietre; altra buona notizia. Non ho lasciato le gomitiere in macchina ma le indosso; altra ottima notizia, direi fantastica. E il momento di trarre le conclusioni, così forzo un pò la caduta per atterrare con lavambraccio, protetto e coperto, ma non con il gomito perché ho paura che la spinta sulla spalla potrebbe farmi una brutta sorpresa. Troppo fresco il ricordo per poterci solo pensare...
Alla fine vado giù come un salame, ma atterro scivolando con lavambraccio. Missione compiuta!!! Resto qualche secondo a terra e mi chiedono se sto bene. E tutto ok, solo che voglio qualche attimo per esserne sicuro al 100%.
Si riparte e si scende ancora per un breve tratto, per poi iniziare un single cosparso di rocce e pietre. Alcune si passano di slancio, altre si scende e si spinge. Ad un certo punto ci fermiamo e ci dicono che chi ha urgenza di acqua può fare una deviazione, mentre gli altri possiamo proseguire con lultima salita. Anche noi - dopo che avremo iniziato la discesa - troveremo una fontana.
Questultima salita è massacrante. Vento zero, non si muove neanche una foglia. Ombra neanche a pagarla. Ci rassegniamo e si sale. Alterno tratti pedalati a tratti a piedi e penso a quale infimo livello sia la mia forma fisica. Confermo la mia maglia nera di giornata, costantemente ultimo. Dopo qualche sosta e svariati miraggi di oasi e cammelli, arriviamo in cima. Li mi rendo conto che il caldo chiede il suo prezzo anche a tanti altri della compagnia. Si riparte e scendiamo verso la fontana. In poco tempo li perdo. Fondo scivoloso, Jolly finiti ed una caduta allattivo. Non mi voglio ripetere e quindi scendo del mio passo. Intanto godo del paesaggio ed inizio a ragionare sui miei problemi allanteriore. Trovo qualche bivio durante la discesa, ma non ho problemi a seguire la strada. Qualcuno mi aspetta. Si prosegue e si arriva alla fontana.
Ci rinfreschiamo, beviamo e facciamo scorta dacqua. E ci rendiamo conto che praticamente tutti eravamo a secco.
Qui inizia la mia seconda giornata. Mi sono rinfrescato, ho bevuto e sopratutto le salite peggiori sono passate. Mentre proseguiamo inizio a dare confidenza alla bici e la lascio scorrere di più, convinto di aver trovato la soluzione ai miei mali odierni. Resto comunque la maglia nera del gruppo, ma non importa. Ormai puntiamo decisi verso il mare, che ci compare davanti di un azzurro quasi imbarazzante. Scendo sempre lento, gioco e mi fermo a fare un sacco di foto, ma questa volta non solo solo e non sono lultimo. Anche altri sono incantati dal paesaggio e dagli splendidi colori, e anche loro si fermano a fare un infinità di foto.

Attraversiamo un ovile e troviamo il gruppo scalpitante che ci aspetta allombra di un albero, raccontando di casse di birra gelate trovate ad attenderli. Le allucinazioni - prima o poi - vengono a tutti...
Proseguiamo fino al punto di partenza, e qui scatta un terzo-quarto-e-quinto tempo. Molliamo lattrezzatura ed in men che non si dica siamo tutti in sandali, costume da bagno e telo da mare in spalla. Si risale in bici e via, si va in spiaggia per un bagno rinfrescante.
F A N T A S T I C O
Si torna alla base e li ci lanciamo in un pranzo lunghissimo e tranquillo, e abbandoniamo il tavolo ed il portico solo per piazzarci allombra degli alberi del giardino.
Da qui in poi ne abbiamo visto di tutti i colori. Gente che cesella tappi di birra, gente che stappa le bottiglie senza cesellare un bel niente, gente che beve birra senza curarsi di come sia stata stappata, gente che si innamora di persone occhi e anche piedi, gente che preferisce quel o quellaltro colore di melone, gente che farebbe portage per ore incurante della fatica, gente che lo fa davvero, gente che fa il caffè parlando da sola, gente che millanta dessere padrona di casa, gente che parla linglese quando non serve più.
Insomma, tanta bella gente.