Avevo circa quattordici anni, nel lontano 1987, le fotocamere digitali non esistevano, ne internet ne i forum,
forse non esistevano neppure le mtb
ma ricordo che con un gruppetto di amici(5-6) a bordo di paleolitiche mtb in acciaio con forcelle rigide e
freni in plastica cominciammo l'avventura.
Una MBK, Bianchi, Atala,
Shimano by citta mercato, bottecchia, il più figo aveva una Diamond Back,
da Trecase su per via Vesuvio, poi via viuli, su su su sotto un sole che screpolava la pelle del cranio, ingresso in pineta, finalmente un pò d'ombra.
Avevamo una riserva idrica di 500 cc ciascuno, acqua e basta.
eravamo soliti arrivare in pineta per un dislivello totale di 300m( casio docet già allora) e scendere effettuando funamboliche manovre fra i sassi e le dune,
in quell'occasione uno spirito avventuriero ci prese e suffragato dalla competitività di ragazzini ci obbligò a cominciare questa avventura, cosicchè invece di cominciare la discesa continuammo a salire.
Non avevamo cartine cellulare o gps, ma salendo salendo raggiungemmo una recinsione alte circa due metri al di la della quale si intravedeva una strada che poi abbiamo scoperto essere la matrona, in ogni caso scavalcammo con bighe al seguito e continuammo la salita.
La matrona non è all'ombra dei pini.
Il fondo non è soffice pineta.
Le bighe non sono ammortizzate.
Le marce sono 3*6.
Pedalammo lungo la matrona per circa due ore, alretnando pedali e piedi, c'era da schiattare, l'acqua era finita ma il contesto e la situazione erano tali per cui non potevamo mollare.
Il cono.
Cazzo allora siamo arrivati davvero.
Macchè la venne il bello.......