Forse non mi sono spiegato bene, e voglio essere sicuro di non essere frainteso. Io non mi faccio di certo il sangue amaro per una rivista, figurati, ma d'altra parte questo è un forum, deputato per sua natura alle discussioni, possibilmente civili come questa , e non ha senso obiettare che esistono cose "più serie" altrimenti il forum setsso cessa di avere ragione di esistere.
Vado a spiegare più compiutamente il ragionamento NON SUL FREERIDE (che in quanto tale per me è un modo di pensare e di fare totalmente libero e che quindi può comprendere una vasta gamma di atteggiamenti) ma su un CERTO TIPO DI FREERIDE di cui TMTB si fa di fatto alfiere. Che piaccia o no, quello che facciamo e come lo facciamo ha una conseguenza a livello di immagine che, a torto a ragione, influenza pesantemente il giudizio che viene dato dall' esterno; quello che pensiamo NOI di quello che facciamo conta un fico secco, probabilmente chi va in quad sostiene e crede di essere un amante della natura... Ripeto, può piacere o non piacere (se ne è parlato approfonditamente mesi fa con Panzer) ma questo è un fatto incontrovertibile.
Fino a che i biker si sono guadagnata la quota in autonomia, siamo stati visti come dei "simpatici pazzi" o comunque come "escursionisti a pedali" dagli altri utenti della montagna, forse anche perchè il numero di praticanti era indubbiamente minore e, non essendo legato a impianti e furgoni, molto più disperso sul territorio.
Ora, la concentrazione in determinati territori di un numero di biker che incentra sulla discesa, dopo una risalita meccanica, spesso più volte ripetuta, fuori da percorsi dedicati, ha fatto venire meno la "simpatia" verso i praticanti di questa attività, e questo ha innescato conflitti che si potevano risolvere solo in due modi: o con la creazione di di percorsi dedicati fuori dai circuiti escursionistici (come al Cimone) , o con i divieti contro la parte più debole, vale a dire come fa da anni il Veneto e dal 1° maggio 2006 il Trentino. Ecco, in una situazione di effettiva difficoltà secondo me è più produttivo avere negli interessi del movimento un comportamento di basso profilo, senza fornire su un piatto d'argento ai detrattori della mtb tutta intera argomenti di cui non hanno certo bisogno. Non dico che la colpa dei divieti sia di chi fa freeride o di TMTB, ma sostenere che un certo modo di andare in mtb non abbia niente a che farci è come minimo miope; lo so che è più facile dare la colpa ai politici, come se fossere persone calate dall' alto dagli alieni e non elette dai cittadini...
Questa è la mia idea sui divieti e sulla loro genesi, ma tutto questo è abbastanza offtopic. Qui si parlava di un atteggiamento di fondo di una rivista, che io trovo autolesionista nel medio e lungo periodo. Sono totalmente d'accordo che i problemi delle Dolomiti siano ben altri, il principale è l'impatto ambientale del turismo di massa. Il problema è quel turismo di massa porta un sacco di soldi, e noi invece portiamo poco, troppo poco per poter fare la voce grossa. In altre parole il coltello dalla parte del manico non ce l'abbiamo noi, e fornire a chi ci vuole male anche la pietra per affilarlo mi pare poco intelligente.