Camino de santiago de Campostela

Muhlo

Biker poeticus
14/5/06
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Katalfan Mt.- Bahar (Sicily West Coast)
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Bike
DAG Carbon race
....questa è una anteprima di un diario.....
scritto con il sudore e la fatica.....
spero riesca con le parole a rendere vivo il ricordo di emozioni indescrivibili...
...a voi amici forumendoli:


[FONT=Arial, sans-serif]Il nostro viaggio[/FONT]


[FONT=Arial, sans-serif]Quello che mi accingo a scrivere è il racconto del “viaggio”, il nostro viaggio verso Santiago de Campostella.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La partenza è avvenuta già anni or sono, quando dalle “vie” più disparate si è fatta presente la voglia di vivere questo cammino.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]È successo di accendere la radio alle 4 del mattino e sentir pronunciare quelle parole magiche: “Santiago de Campostella”…; e poi ancora e ancora, in un continuo richiamo a “fare” qualcosa che in fondo già ci appartiene, ma di cui abbiamo perso ogni cognizione.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Io e Claudia, compagni di viaggio, di questo viaggio e di quello più lungo che è la vita.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Nasce così, da tante luci segnato, la spinta, l’idea. Poi è il puro desiderio di conoscere, di sperimentarsi ad andare a fare il resto.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ognuno con le sue “responsabilità” e le sue capacità…[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Partiamo allora? Si, ma prepariamoci![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Sono, devono essere poche le cose da portare con se: meno hai, più hai diceva un hippy barbuto 20 secoli fa![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Convinco Claudia a ridurre all’essenziale il nostro bagaglio, solo il minimo, il resto deve essere là.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Sarà così, sempre.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Adesso permettetemi solo due note tecniche:[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]il nostro vestiario è costituito da due completi da ciclista, maglia antivento, guanti, casco, 3 paia di calze, scarpe da trekking, occhiali e crema solare; nelle borse laterali posteriori delle bici sistemiamo tutti i nostri effetti personali; asciugamani, sapone; e poi ancora pantaloni corti e lunghi, due magliette, poncho antipioggia, saccoletto leggero, kit riparazione bici, compreso smagliacatena, torcia, garze, aspirine.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Le bici sono sistemate da Freebike, dove Dario e Totò montano i portapacchi posteriori; non si romperà nulla, nemmeno una foratura.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Imballiamo le bici la sera prima di partire, smontando i pedali, manubrio, cambio posteriore e ruota anteriore che sistemiamo a protezione della corona, caliamo la sella e smontiamo pure i portapacchi. Tutto viene avvolto nella plastica con le bolle e rinforzato col cartone.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]All’alba mio padre ci accompagna all’aeroporto per il primo volo che ci porterà a Roma con Airone; i tizi del checkin si accorgono che abbiamo due bici (ma va!), due bici a bordo ci costano 100€. Che il bravo Marco di Tutankamon ci rimborserà. La compagnia spagnola Vuelin considera le bici come bagagli e non le fa pagare, in Italia non è così.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Da Roma ripartiamo per arrivare a Bilbao nel tardo pomeriggio; più in fretta che possiamo prendiamo le bici ed usciamo dall’aeroporto e subito la Spagna ci offre uno “spettacolo”: un tizio in carrozzella deve prendere l’autobus, questo si abbassa, esce la pedana, lui sale…ve immaginate la stessa scena a Palermo, io no, non ci riesco nemmeno sforzandomi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Avremo modo di notare che in Spagna vivere con un handicap non è di per se un handicap.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Raggiungiamo la stazione dei bus di Bilbao e prendiamo il primo bus per Pamplona dove arriviamo nella notte. La stanchezza è tanta, il sonno pure.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Spacchettiamo le bici e rimontiamo tutto: non ci avanza e non ci manca niente: buon segno![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]È mezzanotte, le bici sono a posto ma noi no: non sappiamo dove andare, Pamplona è grande ma c’è un concerto e non ci sono stanze da nessuna parte, tutti gli alberghi sono pieni; giriamo e rigiriamo, ma non cambia nulla se non che siamo ancora più stanchi: io adocchio il parco, “ho il sacco a pelo, posso dormire ovunque”…[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Poi ecco che “il destino” ci viene in aiuto: chiediamo informazioni su qualche albergo ad una ragazza (Anna), lei si offre di accompagnarci ma il “suo” albergue non c’è più, l’hanno trasferito.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Sono le due e dopo un giorno di volo siamo completamente a terra.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Anna ci chiede timidamente se saremmo disposti a farci ospitare da lei; di risposta la abbracciamo. Passiamo la nostra prima notte spagnola a casa di una ragazza finlandese naturalizzata spagnola che al mattino ci prepara pure la colazione e ci lascia a casa sua per andare a lavorare chiedendoci solo di stare attenti a chiudere bene la porta.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La mattina facciamo tardissimo e iniziamo a camminare col sole già alto, non abbiamo cartine o guide, vogliamo seguire le frecce…il problema è incocciare la prima: è così che scambiamo l’autovia Santiago de Campostella per il sentiero omonimo; con le nostre belle bici ci facciamo un bel tratto di autostrada, fortuna che il primo svincolo non era poi lontano.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Di li a poco ci immettiamo nel cammino, anzi nel “camino”. Questo si presenta sterrato, poi pietroso, poi in pendenza, poi saliamo a piedi (“ma sarà tutto così? ***zo!)[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Cominciamo ad incontrare i pellegrini, quelle figure andanti sotto uno zaino diverranno familiari per giorni.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La salita ci porta con fatica al “Punto del perdono”, la via è un sigle track pieno di insidie e persino poco pedonabile; ci accorgiamo della pesantezza delle bici che con le borse posteriori piene in salita arrampano.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Poco prima di giungere alla vetta un tizio ci viene incontro e ci aiuta a spingere le bici, è un volontario del camino. Sulla vetta conosciamo un uomo che ha fatto il camino, poi ha lasciato tutto e ora “viaggia” col suo camper aiutando i pellegrini, moderno templare a difesa dei nuovi pellegrini.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Strana gente si incontra nel camino.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Uomini e donne, vecchi e ragazzi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ognuno col suo fardello di vita, le sue esperienze, le sue motivazioni. La domanda più frequente è “ perché lo fai? ”[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Io non lo so, so che dovevo farlo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ora le giustificazioni per averlo fatto sono tante, nel senso che tante cose ha portato fuori il camino, cose nascoste dentro, capacità non conosciute.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ora i sogni stessi hanno dimensioni e spessori diversi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La gente di fuori fa parte di me! Forse è questa la scoperta più grande. Che siamo tutti alla ricerca di qualcosa in questo mondo, in questa vita. E non c’è solo il giorno uguale ad un altro, il ciclo del lavoro, alzati vai lavora guadagna compra…discorsi del ----- pure questi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]No, c’è altro![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]C’è il fermarsi, il camminare per vie più dure, accanto a quelle più facili, lì accanto.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Salire e scendere invece di tagliare, di accorciare. Il camino contro la carrettiera; e scopri chi sei durante, nel vivere; le tentazioni sono più forti quando si soffre; il camino è sofferenza, e mentre cresce la voglia di riposarsi, di prendere fiato, tu devi andare, giorno dopo giorno, come nella vita.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Questo è il camino: è la vita; non è niente di più.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Solo che qui la vita la vedi nuda, senza fronzoli. La mangi, la respiri, la pedali.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ecco perché l’ho fatto! È facile ora![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ora so una cosa, che ho fatto una scelta, e in cambio ho ricevuto in dono più di quanto ho dato.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Proprio come chi ama veramente, e dall’amore viene nutrito di amore.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Si perde nel camino, si perde peso e si perdono le paure che ora si guardano col sudore in fronte.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Si impara nel camino, a guardare le frecce, a cercarle, come segni indicatori della giusta via.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]È così, così è nella vita. Si cercano i segni per capire dove andare, cercando cercando la via.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]E qui, cercando, impari a vedere di più, a fermarti, a respirare…a sentirti.[/FONT]


[FONT=Arial, sans-serif]Anche il fatto di averlo condiviso mi ha dato la possibilità di sperimentare la vita di coppia: nei momenti duri ogni risorsa era di entrambi. Condividerla era sedersi allo stesso tavolo e ricevere insieme e andare insieme.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Abbiamo valicato monti che immaginavamo insormontabili, invece, eccoci qui.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]L’abbiamo fatto. E possiamo fare molto di più, ognuno con le sue vette da superare. Nello stesso cammino.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]E ogni ostacolo è in realtà una prova ben diversa da quella che appare prima, durante, dopo sempre. È questo vivere il cammini; non è un mordi e fuggi: ti “devi” fermare e guardandoti intorno guardare te stesso nel mondo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Potevo correre, farlo in molti meno giorni ma non avrei capito.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Potevo tagliare ma ….cosa avrei “visto”? [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]E non parlo di occhi ma del respiro corto dopo ogni salita, della forza che senti crescere dentro la persona che ami ogni volta che si supera un giorno; lo sguardo di chi lo fa a piedi, con i piedi gonfi, tagliati, lacerati, sanguinanti, eppure lì; il passo lento di chi resta senza acqua (cosa che capita solo a chi va a piedi) e ancora non trova “facile” aggrapparsi alla tua borraccia; “bevi -----, bevi, io posso resistere, io posso andare!”[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Accettare il destino. Ne abbiamo paura sia che esso venga a riempirci le vele, sia esso un vento contrario.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Accettare è il camino. Imparare a sapere attendere la sua piena evoluzione.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Abbiamo sperimentato come la vita nasconda le sue sorprese nelle cose più strane: per stare bene non serve un divano in pelle, l’aria condizionata, …per vivere meglio ci è servito che una nuvola piccola piccola si frapponesse tra noi ed il sole di agosto nella meseta…e allora pedalare è stato “possibile”, perfino bello.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Abbiamo sperimentato che a sperare c’è più gusto nel vivere. Porsi positivamente, senza fronzoli new age o esaltazioni mistiche.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Il giorno a Pamplona Anna ci ha donato ciò che ci serviva, ma che noi nemmeno speravamo: un tetto, un abbraccio.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Il giorno dopo al Punto del Perdono, alla fine di una salita molto pesante coloro che ci hanno aiutato erano uomini liberi che a loro tempo hanno ricevuto dal camino e che ora a chi lo percorre si offrono, volontari del cuore.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dal punto del Perdono inizia la discesa per Puente la Reina, laddove tutti i cammini diventano uno.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Il parroco ci vede in fila davanti all’albergue, è il primo che incontriamo, ci chiama e ci invita a seguirlo in chiesa dove ci appone il primo sellos della nostra carta del pellegrino. Ripartiamo carichi di emozione, andiamo, andiamo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Il pranzo lo consumiamo in un paesino: nella piazzetta triangolare all’entrata ci buttiamo letteralmente a terra a riposare: Claudia dorme ed io riposo, diventerà una abitudine la siesta dall’una alle quattro; e poi il sole è troppo forte; riusciremo comunque ad avere ottime medie, senza correre…ecco, durante i primi giorni avevo la costante brama di arrivare, di mettere il minore spazio possibile tra me e Santiago; poi, grazie alla presenza di Claudia, ho rallentato, e alla smania di finire si è sostituito il desiderio di scoprire.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Nel tardo pomeriggio arriviamo a Estella, attraversiamo il fiume ed ammiriamo il fronte di una splendida Chiesa catalana; l’albergue nel paesino è pieno, ma ce né uno all’uscita; lo raggiungiamo e ci sistemiamo per la notte: siamo dentro un palazzotto per lo sport che durante la stagione estiva serve da albergue, con materassi a terra ma in perfetta pulizia.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Mangiamo nel piccolo ristorante dentro al palazzotto, gustando una ottima insalata (era proprio quello che il corpo desiderava). Fuori facciamo una passeggiata raccogliendo more; al ritorno in albergue conosciamo persone nuove: un uomo lumbard con una panza enorme che cinque anni prima aveva iniziato e non finito il camino con suo figlio, ora suo figlio è morto e lui è lì, nel camino, insieme a suo figlio. C’è pure un professore francese, ha problemi a camminare per una malformazione, trasmette una forza e una fascino non da poco, condividiamo le more e poche parole, a volte ne bastano davvero poche.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Secondo giorno di camino (Estella / Ventosa)[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ci alziamo presto svegliati da un concerto di musica classica in crescendo, il più bel risveglio del camino. Dopo una buona colazione, sistemate le borse in bici siamo pronti a partire. Di mattina c’è parecchio freddo. Siamo nei campi a vigna della Roja, in continuo leggero saliscendi, la strada è uno sterrato facile, senza buche…solo il vento e nuvole sempre più scure che ci lasciano col dubbio: terrà il sereno?[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Visitiamo i vari paesi, fermandoci ogni tanto a rifocillarci. Bellissima la cattedrale di Viana. Conosciamo tanti pellegrini, con alcuni ci rivediamo lungo la strada, per molti altri il primo sarà l’unico incontro.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]In discesa raggiungiamo la bellissima Logrono…il tempo peggiora…all’uscita della città ci fermiamo in un supermercato, Claudia entra a comprare qualcosa, quando esce mi trova seduto a terra col poncho antiacqua sotto un temporale. Pranziamo davanti al supermercato con Martin e Spiona, due bici-pellegrini spagnoli.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Partiamo appena smette di piovere, il tratto di strada che ci aspetta è bellissimo: il camino è un viale alberato pianeggiante a tratti asfaltato, con tanto di piante e laghetto.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Arriviamo così a Navarrete, dove riposiamo all’ombra di un portico medioevale. Il sello all’albergue è d’obbligo. Vorremo raggiungere Najera, ma il destino ha deciso altrimenti.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ripartiamo e subito sentiamo arrivare un vento strano, freddoso e umido, la pioggia sta tornando. Siamo tra i vigneti, stanchi e dolenti, i segnali dicono che si può fare una deviazione per Ventosa. Andiamo lì. Claudia è allo stremo…uniamo le nostre forze e arriviamo nel minuscolo paesino che ha il nome del tempo che fa. Le mie gambe sono due pezzi di legno, non mi lamento e loro non possono gridare, se lo facessero mi manderebbero in un altro paese: gli ultimi km hanno portato me, i miei bagagli, Claudia ed i suoi bagagli…[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]All’albergue ci accoglie Angel, un eccentrico hostellero: avevamo paura che non ci fossero posti, il suo “si!” è la nostra salvezza. Posteggiamo le bici in una stalla ed entriamo nell’albergue che è davvero bello. Fuori piove e la stanchezza è tanta. La doccia ci da un po’ di forze, quelle per andare e tornare dal ristorante che è vicino, ma pare così lontano…mangiamo benissimo per soli 7.5€ . conosciamo due ragazzi di milano, pellegrini a piedi, uno mi racconta che dalla partenza si è andato alleggerendo del superfluo, dalle continue telefonate che fa a sua madre per rassicurarla, mi auguro che si alleggerisca pure del telefonino e di sua madre.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La notte non passa liscia: Claudia è presa da “incubi da acido lattico”. La mattina scendere a fare colazione è una forzatura, ma non siamo soli: tanta gente ha sofferenze di ogni tipo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Piano piano ci rimettiamo in moto: la via è un single-track pietroso; poi di nuovo sentiero in discesa verso Najera, la città ancora dorme, la attraversiamo in silenzio ammirando come paia scavata nella montagna e tagliata in mezzo dal fiume.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]All’uscita del paese ci aspetta uno strappo in salita; lo facciamo aspettare ancora e ci fermiamo a fare la seconda colazione in una splendida e profumatissima pineta.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ripartiamo immersi in campi coltivati a vigne e a grano, col sentiero rosso. Uno spettacolo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Arriviamo felici a S.Domingo de la Calzada, paesino turistico: strano notare la schiera contrapposta di pellegrini e turisti, sembra che ognuno pensi male dell’altro.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Usciamo presto dal paese e raggiungiamo Villarta, ci piazziamo nella piazza centrale ma di riposare non se ne parla: dei ragazzini in bici ci vedono e ci fanno la festa. Foto di rito e ripartiamo; solo pochi km e ci fermiamo per fare la bella siesta all’obra di enormi cipressi, sdraiati tra il grano appena tagliato…questa è vita. Le bici fanno da stendino ai vestiti lavati la sera prima. Claudia si addormenta e io mi godo il passaggio dei pellegrini a piedi, dondolanti sotto lo zaino a ancor di più sotto il sole cocente di Spagna, santi uomini della terra in cammino che è danza mentre il tempo si ferma e la vita chiede di essere capita finalmente.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Ripartiamo verso Belorado, attraversando paesini semi abbandonati; ogni tanto allo sterrato si alterna un asfalto morbido, oleoso e puzzoso…ma Belorado è vicina: siamo stanchi ma stiamo meglio del giorno prima: e poi l’arrivo a belorado è in discesa, uno sterrato veloce che pedaliamo felici di corsa rincorrendo dei bambini in bici, bambini anche noi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Troviamo subito posto nell’albergue della chiesa, tutto è bello, la chiesa con le rondini sul campanile, la gente, i pellegrini.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Andiamo a fare compere e ci prepariamo da noi una cena ottima, sarà l’unica volta che cuciniamo. Facciamo amicizia con un gruppo di Messina, tra questi uno spassoso erborista ed un fisioterapista, al lavoro tra i pellegrini dolenti. Dormiamo coi tappi nelle orecchie, anche i pellegrini russano, e meno male che non mangiano fagioli.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Conosco un ragazzo, è infermiere in italia, è appena stato in ospedale: è sorpreso della gentilezza e professionalità con la quale è stato trattato.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La Spagna rappresenta forse ciò che avremmo dovuto o ancora potremmo essere: un paese dove il rispetto dell’uomo esiste, dove la cultura del prossimo, senza distinzioni di razza, sesso,, orientamento religioso è il collante di ogni rapporto; dove i dipendenti politici del popolo ne rappresentano l’indipendenza nei rapporti internazionali e lo sviluppo in quelli etico-culturali.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]È un paese che vuole crescere, che ha messo al bando il ladruncolo Aznar (ladro di marmellate se paragonato allo psiconano italiano) che pure era favorevole ai pacs; un paese che ha detto no alla guerra e ha avuto i -------- per tirarsi fuori da una occupazione illegale…[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Una cosa mi ha impressionato: il loro sistema viario e di parcheggio, il primo diviso per veicoli, bici e pedoni, ognuno con le sue regole e diritti; il secondo “nascosto” spesso sotto le piazze, le piazze erano per le persone non per le macchine come da noi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La notte a Belorado passa presto, troppo presto; la mattina prepariamo le bici che avevamo incatenato in uno spiazzo dietro la chiesa…di chiese ne visiteremo tante, tutte simili ma tutte diverse; siamo gli ultimi a lasciare l’albergue, il cammino inizia con una salita e ci fermiamo di continuo fino a che ci stoppiamo: Claudia ha troppo dolore alle gambe, proviamo con le vitamine ma nel frattempo siamo fermi, seduti su una panchina a guardare gli altri pellegrini passare; vorrei essere sulla bici…ma aspettiamo. La sosta, una aspirina e le vitamine fanno bene a Claudia che riprende a pedalare alla grande. Siamo sempre tra i vigneti e continuiamo a salire; reincontraimo i messinesi che sono partiti all’alba: è bello godersi gli incontri, anche se hanno il gusto del non vedersi più. Dopo la pausa caffè siamo di nuovo on the road; e la strada stavolta comincia ad impennarsi; oltretutto fa caldo; ma siamo uniti, e arriviamo “cu ciatuni” al passo di Punta Petraia a quota 1.150m. potremo scendere fino a Burgos dalla facile carrettiera, ma siamo pellegrini; preferiamo quindi continuare per San Juan de Ortega…ne varrà la pena, se di pena si può parlare: la strada è larga, piatta, sterrata ed in leggero declivio; per di più immersa in un bosco fittissimo: siamo nel paradiso del ciclista: mentre i pellegrini a piedi camminano, noi sperimentiamo l’efficace invenzione della ruota. Raggiungiamo S.Juan in scioltezza: la chiesa è l’elemento principale dell’agglomerato di case, la visitiamo e poi incontriamo il prete per il sello; quando gli diciamo che siamo siciliani l’unica cosa che sa dire è “mafia”, come se uno mi dicesse basco e io rispondessi “eta”; gli sorrido egli dico di stare attento, mentre davvero in una parte di me qualcosa inizia a roteare. Ripartiamo, tanto la strada è in discesa. Claudia ha la bici con la forcella e si lancia…io devo stare attento ad ogni pietra, sono più pesante di corpo e di bagaglio.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dopo un po’ usciamo dal bosco e il paesaggio si apre colorandosi di un giallo intenso. Alberi maestosi segnano ogni tanto la strada e così, col caldo che aumenta, arriviamo ad Atapuerca, borgo sperduto di origine paleolitica. [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]È ora di pranzo e consoliamo il nostro appetito nell’unico emporio, bar, supermercato, entro commerciale del paese. I “tizi” sono gentilissimi e preparano ottimi panini; la siesta la facciamo all’ombra in un giardino. [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Quando riprendiamo il camino decido di sperimentare vie nuove: convinco Claudia ad abbandonare le frecce “guarda, vedi? Il sentiero gira attorno a queste colline, noi ci giriamo attorno per di qua…”…; fatto sta che allunghiamo di 5km e per di più finiamo dentro una enorme fabbrica di calce e cemento…(sono bravo a perdermi).[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La strada è ora una statale, la pendenza e l'effetto traino dei camion che ci sorpassano, ci fa volare fino alla periferia di Burgos.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dopo giorni passati in mezzo alla natura, ritrovarsi nella periferia commerciale di una città...fa schifo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Incontriamo dei pellegrini, sono straniti e dubbiosi "possibile che sia questa la strada?"[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Meno male che il tratto non dura molto, almeno in bici. E così entriamo nella parte storica della città: attraversiamo il fiume e passando sotto una porta si apre alla vista la splendida Cattedrale.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Decidiamo di visitarla a turno, mentre l'altro resta di guardia alle bici.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Vado per primo e ...é bellissima. [/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Quando entra Claudia noto la curiosità che attira la sua bici, saranno le salamandre?[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Arriviamo all'albergue di Burgos che si trova dentro un parco, peccato si possa dormire solo a terra: invero sentiamo il bisogno di pace, di quella pace che solo un paesino può dare; e allora via![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]mentre pedaliamo ci raggiungono Sonia e Ivan...iniziamo a fare strada insieme, pedalando allegramente come quattro amici da sempre, raggiungendo Rabè de la Calzada; qui prendiamo posto in un albergue gestito da una coppia formata da un marito rin--------to e una moglie tirchia.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La cena la prepara la signora di sopra: un panino col formaggio, la peggiore cena del camino.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]A noi si "unisce" Dino, un collega di professione di Claudia.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La mattina, dopo foto di rito e saluti, ripartiamo nel freddo, avvolti dalle nostre maglie antivento; siamo nell'altipiano spagnolo a circa 800m.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Tra una foto e l'altra ci riaggruppiamo a Sonia, Ivan e Dino: sarà uno dei più bei giorni di camino.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dopo un pò lo spazio prende a dilatarsi, la sensazione che si prova è quella di un eterno perdersi, annullandosi nella vastità dei campi, il confine è lontano e il niente che ci separa dalla linea di confine stessa annulla la percezione di noi: siamo un granello di polvere perso nell'infinito essere...[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Pedaliamo insieme, nella Comunione che è, che siamo.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Vedo Claudia serena. Il paesaggio meraviglioso, la strada che ogni tanto scende per poi tornare su....[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dopo un paio d'ora siamo ad Hontanas, un paesello medioevale nella persa meseta. Facciamo la seconda colazione nel bar dell'albergue. è ottima: le merende supercaloriche della Dulcesol mandano in estasi.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Resterei qui per un bel pò, magari un annetto o due.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Usciamo da Hontanas e ci aspetta la vista di un bellissimo campo di girasoli, la strada è una mulattiera e Dino ha qualche problema alla bici che gli si va smontando.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Bellissime le rovine di un castello dei Templari gestito da fedeli di Sant'Antonio da Padova.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]nel brecciolino che "pavimenta" il sito Claudia fa una caduta. Mi prende un pò di timore: basta così poco e tutto il camino va in fumo! e questo vale sia per noi che per le bici.Esperamos!.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]La strada è bellissima, uno sterrato desolato che ogni tanto sale, ogni tanto sale assai, ma in questo caso uniamo le forze e saliamo a piedi: l'importante è andare![/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]é bello arrivare in cima e voltarsi. vediamo arrivare un ragazzo sulla bici, è riuscito a superare la pendenza senza scendere a piedi, ma paga con la rottura di un pedale.[/FONT]
[FONT=Arial, sans-serif]Dino è dei nostri, mentre Ivan e Sonia sono davanti. Ci buttiamo in discese lunghissime nel sole a picco, e raggiungiamo Ittero entrando da un ponte sul fiume. è questa la tappa che ho amato di più, forse perché vi posso concentrare le sensazioni dell'intero viaggio, il sole, i colori, i suoni, lo spazio...[/FONT]
 

Gio64

Biker extra
27/5/05
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Casteldaccia ( PA )
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No non puoi dirmi " to be continued "
hai provocato una specie di coito interruptus, nun se fa` cosi`; ero riuscito ad infilarmi nella storia e viaggiavo con voi, ma dopo tutte quelle righe che mi sono fatto mi dici to be continued. A quando il continued, cosi` stavolta mi preparo mentalmente.
 

Classifica giornaliera dislivello positivo