Qui nessuno ELOGIA il modello cinese, ma
proprio nessuno. Non ho letto uno solo che dice che il loro modello economico (che poi in varie declinazioni è quello dei Brics) sia una favola. Però ci fanno a pezzi, per svariati motivi di cui lavorare 12h è solo una tessera del puzzle.
Il modello globale e' appunto globalizzato (io c'ero a Genova decenni fa a protestare contro le decisioni folli del WTO) e i dazi del ciuffone non sposteranno molto secondo me. (Apple si sposta dalla Cina all'India, sai che affare).
I Brics sono affamati, di una fame che noi non conosciamo più. E questo è un dato di fatto che nessuna scelta di microeconomia sposta. Non è che perché domani compro una Bianchi cambia qualcosa.
Ma la battaglia non è ad armi pari, per niente.
Altri che fanno tanta paura sono gli arabi con i loro patrimoni: dopo materie prime, eventi sportivi ed altro è di questi giorni la notizia che l'Emira del Qatar è in Italia a fare shopping di beni pubblici, in cui installare poi collezioni permanenti di arte araba.
Si muove con un budget di 1 Miliardo di dollari l'anno, solo per finanziare queste quisquilie.
E noi stiamo a discutere del caro ombrelloni.
Siamo la periferia del mondo già da un pezzo.
Esattamente. Essere consapevoli dell'ambiente che ci circonda non vuol dire elogiarlo. È da 20 anni che gli Stati Uniti staccano continuamente l'Europa in quanto a produttività e dunque economicamente. Vuol dire che ci vivrei e che vorrei un sistema come il loro? No. Idem per la Cina.
E la Germania non è più un esempio da almeno un decennio, cioé da quando ha preso la scellerata decisione di spegnere le centrali nucleari, di affidarsi al gas di Putler, di lasciar entrare 1 milione di immigrati siriani maschi in un colpo, ecc ecc.
Di oggi questo articolo sul biotech:
https://www.nytimes.com/2025/08/17/opinion/china-biotech.html
Ne riporto un pezzo, visto che è a pagamento:
While the U.S. biotech industry is known for incubating cutting-
edge treatments and cures, China’s approach to innovation is mostly focused on speeding up manufacturing and slashing costs. The idea isn’t to advance, say, breakthroughs in the gene-editing technology CRISPR; it’s to make the country’s research, development, testing and production of drugs and medical products hyperefficient and cheaper.
As a result, China’s biotech sector can deliver drugs and other medical products to customers at much cheaper prices, including inexpensive generics. These may not be world-changing cures, but they are treatments that millions of people around the world rely on every day. And as China’s reach expands, the world will soon have to
reckon with
a new leader in biotech and decide how it wants to respond.