Di STEFANO ISCHIA
ARCO - «Esclusi», titola così la maggior rivista europea di mountain bike, la tedesca «Bike». E intende, «ad Arco non ci vogliono». Il servizio si riferisce proprio al territorio comunale di Arco dove l´80% dei sentieri sarà vietato agli appassionati di rampichino. Un pugno in faccia ai tanti biker tedeschi che da anni scelgono l´Alto Garda e i sentieri arcensi per le loro vacanze ed escursioni.
Nel numero appena uscito di «Bike», quello di dicembre, due pagine iniziali sono dedicate alla questione. In un editoriale di fuoco il capo redattore Josh Welz critica senza mezzi termini la scelta miope dell´amministrazione comunale e invita tutti gli appassionati di rampichino a inviargli in redazione le email di protesta che poi avrà cura di far recapitare in municipio ad Arco.
«Il comune di Arco, al nord del lago di Garda - inizia Welz nel suo fondo - dispone di alcuni dei più bei sentieri della regione. Da 15 anni i biker girano per questi tracciati. E da 15 anni Arco vive bene con i soldi che portano i biker. Malgrado ciò sembra che non siamo più ben visti da quelle parti. Non si spiegano altrimenti i piani dell´amministrazione comunale che vuol chiudere ai biker l´80% dei sentieri». Welz ricorda che appassionati di rampichino, escursionisti e fauna si sono sempre integrati bene. «Che i biker lascino tracce del loro passaggio non è una novità. Questo, però, li differenzia poco dagli escursionisti, da chi cerca funghi, dai climbers, che, invece, sono i benvenuti ad Arco».
Welz entra in polemica con l´assessore Fabrizio Miori, intervistato a parte: rimprovera al Comune e in genere all´Azienda di promozione turistica di finanziare solo i climbers (500 mila euro) e non lasciare nulla per la manutenzione dei sentieri. Stigmatizza posizioni assurde riscontrate in zona come l´imposizione del giubbotto salvagente ai surfer o la chiusura, ancora tale, della strada Ponale.
Fango su Arco dunque, e francamente non serviva esser dei geni per capire che sarebbe piovuto. Ora la frittata è fatta. E in Germania le centinaia di migliaia di appassionati metteranno una croce su Arco, diventata sinonimo di ottusità turistica.
In effetti, c´è qualcosa di masochistico nel comparto turistico altogardesano. Che si ripropone ciclicamente.
Basta ricordare il boicottaggio dei primi windsurfer. "Straccioni" si diceva. Invece sono venuti in tanti, hanno portato soldi a palate e hanno allungato la stagione turistica di 4 mesi.
Lo scorso anno è toccato ai kitesurfer, disciplina sportiva emergente, spettacolare, ma improvvisamente vietata sul lago di Garda e solo sulla sponda Trentina. Malgrado le promesse dell´assessora provinciale Iva Berasi, nemmeno il regolamento saggio e lungimirante proposto dall´associazione Kite Alto Garda, ha fatto cambiare idea a Trento.
Da qualche mese l´ultima trovata. La Sat e il Comune di Arco sono d´accordo per chiudere l´80% dei sentieri ai biker. Pare di vedere il mitico Tafazzi quando si "bottigliava" gli attributi. Le contraddizioni son stridenti: da una parte la politica turistica del Garda trentino si fa in quattro per accoglierli con il "Bike festival" e le sue migliaia di appassionati, con la Bike marathon, con le centinaia di migliaia di presenze annue. Dall´altra, una politica opposta: si chiude tutto. In nome, si dice, di un ambiente da preservare, di sentieri da proteggere. Quando la bici non inquina, i biker rispettano la natura e basterebbe pochissima manutenzione per una sana convivenza. Una politica ambientale restrittiva che stride alla luce delle speculazioni edilizie gardesane, delle finte bonifiche agrarie, dei capannoni artigianali che finiscono per essere commerciali.
fonte: http://www.ladige.it/index.html
ARCO - «Esclusi», titola così la maggior rivista europea di mountain bike, la tedesca «Bike». E intende, «ad Arco non ci vogliono». Il servizio si riferisce proprio al territorio comunale di Arco dove l´80% dei sentieri sarà vietato agli appassionati di rampichino. Un pugno in faccia ai tanti biker tedeschi che da anni scelgono l´Alto Garda e i sentieri arcensi per le loro vacanze ed escursioni.
Nel numero appena uscito di «Bike», quello di dicembre, due pagine iniziali sono dedicate alla questione. In un editoriale di fuoco il capo redattore Josh Welz critica senza mezzi termini la scelta miope dell´amministrazione comunale e invita tutti gli appassionati di rampichino a inviargli in redazione le email di protesta che poi avrà cura di far recapitare in municipio ad Arco.
«Il comune di Arco, al nord del lago di Garda - inizia Welz nel suo fondo - dispone di alcuni dei più bei sentieri della regione. Da 15 anni i biker girano per questi tracciati. E da 15 anni Arco vive bene con i soldi che portano i biker. Malgrado ciò sembra che non siamo più ben visti da quelle parti. Non si spiegano altrimenti i piani dell´amministrazione comunale che vuol chiudere ai biker l´80% dei sentieri». Welz ricorda che appassionati di rampichino, escursionisti e fauna si sono sempre integrati bene. «Che i biker lascino tracce del loro passaggio non è una novità. Questo, però, li differenzia poco dagli escursionisti, da chi cerca funghi, dai climbers, che, invece, sono i benvenuti ad Arco».
Welz entra in polemica con l´assessore Fabrizio Miori, intervistato a parte: rimprovera al Comune e in genere all´Azienda di promozione turistica di finanziare solo i climbers (500 mila euro) e non lasciare nulla per la manutenzione dei sentieri. Stigmatizza posizioni assurde riscontrate in zona come l´imposizione del giubbotto salvagente ai surfer o la chiusura, ancora tale, della strada Ponale.
Fango su Arco dunque, e francamente non serviva esser dei geni per capire che sarebbe piovuto. Ora la frittata è fatta. E in Germania le centinaia di migliaia di appassionati metteranno una croce su Arco, diventata sinonimo di ottusità turistica.
In effetti, c´è qualcosa di masochistico nel comparto turistico altogardesano. Che si ripropone ciclicamente.
Basta ricordare il boicottaggio dei primi windsurfer. "Straccioni" si diceva. Invece sono venuti in tanti, hanno portato soldi a palate e hanno allungato la stagione turistica di 4 mesi.
Lo scorso anno è toccato ai kitesurfer, disciplina sportiva emergente, spettacolare, ma improvvisamente vietata sul lago di Garda e solo sulla sponda Trentina. Malgrado le promesse dell´assessora provinciale Iva Berasi, nemmeno il regolamento saggio e lungimirante proposto dall´associazione Kite Alto Garda, ha fatto cambiare idea a Trento.
Da qualche mese l´ultima trovata. La Sat e il Comune di Arco sono d´accordo per chiudere l´80% dei sentieri ai biker. Pare di vedere il mitico Tafazzi quando si "bottigliava" gli attributi. Le contraddizioni son stridenti: da una parte la politica turistica del Garda trentino si fa in quattro per accoglierli con il "Bike festival" e le sue migliaia di appassionati, con la Bike marathon, con le centinaia di migliaia di presenze annue. Dall´altra, una politica opposta: si chiude tutto. In nome, si dice, di un ambiente da preservare, di sentieri da proteggere. Quando la bici non inquina, i biker rispettano la natura e basterebbe pochissima manutenzione per una sana convivenza. Una politica ambientale restrittiva che stride alla luce delle speculazioni edilizie gardesane, delle finte bonifiche agrarie, dei capannoni artigianali che finiscono per essere commerciali.
fonte: http://www.ladige.it/index.html