Agevolazioni per l'acquisto.

garyfishersugar3

Biker superis
3/3/06
392
3
0
Genova - Monaco (Baviera)
Visita sito
Bike
Tantrum Meltdown, Trek Farley
Questa mia domanda/perplessità era già stata avanzata da Yoda tempo addietro ma alla fine non mi pare fosse stata data alcuna risposta, quindi la ripropongo.
Un aumento di offset dovrebbe, a parità di inclinazione di asse di sterzo,fare aumentare l'avancorsa. In campo motociclistico l'aumento dell'avancorsa determina una diminuzione della maneggevolezza.
Perchè nelle bici questo assunto non è valido?:nunsacci:
Un aumento dell'offset fa diminuire l'avancorsa.
guarda qui:
http://www.guidorubino.com/bici/strada/geom/res.htm
 

Christian76

Biker popularis
19/1/09
46
0
0
48
Chiavenna (SO)
Visita sito
Rispondo io da uomo Niner.

NO, sono due cose diverse.
L'alluminio è rigido, l'acciaio è un feeling diverso, a parere mio superiore.

Mi spiego meglio. Esistono 4 materiali principali per la costruzione di telai ciclo: alluminio, acciaio, titanio e carbonio. Io, personalmente e sulla base delle mie esperienze raggruppo questi materiali in due categorie. E' una divisione MIA, che probabilmente tecnicamente non ha significato e che non ho mai visto fare da nessuna aprte, quindi probabilmente una castroneria, però per la mia testa funziona e ha un senso pratico.

La prima categoria include alluminio e carbonio. In questo contesto vedo bici più orientate alle prestazioni e a un rapporto peso/prestazioni elevato. Materiali strutturalmente capaci di dare una rigidità per unità di peso superiori e di fare perfettamente quello che un telaio dovrebbe fare: dare una base solida e rigida alla bici che nel suo insieme deve garantire certe prestazioni. Pensate al lavoro che deve fare il telaio di un'auto e quello di una moto. Sostenere e garantire supporto agli elementi di propulsione e di servizio del mezzo. Il carbonio è supersofisticato e a bassa densità. L'alluminio ha già una densità superiore (anche se molto bassa per essere un metallo) e un livello di prestazioni eccezionali per il peso e per il prezzo.
Se infatti si guardano le massime espressioni agonistiche in carbonio e in Scandium ci si rende conto che la differenza in peso e prestazioni non giustifica la differenza in prezzo. Molto meglio l'alluminio del carbonio se si pensa a come va e a quanto costa. Nessun materiale è meglio dell'alluminio per questo. Se si cerca l'assoluto per peso e prestazioni, indipendentemente dal suo prezzo e dalla sua durata non esiste nulla di meglio del carbonio. Il composito è imbattibile per prestazioni pure anche se al momento l'alluminio è praticamente lì e costa meno della metà. La minore densità rende il carbonio anche più soggetto a danni e usura. Problema relativo nella corsa ma non nel mountain a parer mio.
Resta comunque il materiale numero uno per prestazioni e la tecnologia sta continuando a crescere e migliorare in modo sensibile. Se i soldi non contassero tra carbonio e alluminio il primo vincerebbe praticamente sempre.

La seconda categoria è quella dei metalli 'ARMONICI'. Ve lo ripeto, questa divisione è un'invenzione mia per la mia testa, quindi lasciate perdere suddivisioni scientifiche o fatte in base alla tavola degli elementi.
In questo caso il telaio non fa esattamente il lavoro degli altri due. Non basta solo sorreggere in modo preciso e netto il resto del mezzo. Qui si tratta di 'contribuire' con le proprie caratteristiche a dare un certo assetto e una certa reattività all'insieme. Insomma il telaio partecipa attivamente alle caratteristiche di guida di chi conduce il mezzo e reagisce agli input del terreno accumulando energia che viene restituita con una specie di comportamento elastico. In parole povere gli stress vengono assorbiti, accumulati e restituiti con tempi e modi dipendenti dal diametro, dallo spessore, dalla forma e dalla lunghezza dei tubi. Acciaio e titanio si assomigliano moltissimo come feeling. Cambia la densità, decisamente a favore del titanio perchè inferiore, la capacità di resistere impunemente e senza alcuna protezione ad agenti corrosivi e una maggiore resistenza alla fatica grazie ad un differente modulo elastico.
Guidare una bici in acciaio e in titanio dà un feeling molto diverso. Non per niente la Niner in acciaio si chiama 'Magic Carpet Ride', che significa 'Volo su un Tappeto Magico' che è certo esagerato ma rende molto bene l'idea della sensazione di guida che restitiuscono questi materiali rispetto all'alluminio o al carbonio che invece non danno questa sensazione e non la possono dare se non compromettendo in modo pesantissimo la vita utile del telaio.
In questa categoria il massimo dei massimi lo dà il titanio. Peso fantastico, durata infinita, qualità spaziale, guida impareggiabile. L'acciaio è al giorno d'aggi un materiale pregiatissimo. Molto più dell'alluminio. Più caro, più sofisticato, più pesante tra i quattro citati, incapace di resistere agli agenti atmosferici senza una adeguata protezione. Se un telaio in acciaio è ben eseguito e ben verniciato a parere personale è il più bell'acquisto per quello che chiedo io a una bici.
Con un pò più di cura nella costruzione e nella finitura e accettando un aggravio di peso rispetto al titanio di circa mezzo chilo un telaio in acciaio dà a parere mio una sensazione assolutamente paragonabile a quella del titanio. Insomma, siamo di fronte a due metalli 'magici' con una reattività e una armonicità che trasforma il telaio in un parte della bici che si fa sentire per il suo contributo alla qualità complessiva di guida che è un concetto complesso figlio di mille cosettine diverse e quindi difficile da spiegare a parole in modo preciso.
Chi va in MTB da almeno 15 anni è probabile che almeno un telaio in acciaio l'abbia avuto e che poi sia passato all'alluminio. Ma a qualcuno di questi la risposta e il comportamento dell'acciaio un pò di nostalgia l'ha lasciata.

Felice di averti complicato le cose e confuso le idee ti saluto.

:-)

....tutt'altro! Hai fatto una sintesi chiarissima delle caratteristiche dei vari materiali. Piano piano sto scoprendo molte belle cose. Non ultima quella che la Niner si occupa solo di 29".... Per capire come è fatta la gamma, con un budget supponiamo di 2000 Euro, quale bici potrebbe fare al caso mio considerando un telaio in acciaio con una forcella da almeno 100 mm di escursione stando nella famiglia delle front?
 

gas29

Aziende
14/9/04
5.210
-168
0
Monghidoro
www.gasventinove.com
Per una MCR od una SIR9 è un budget strettino, soprattutto se vuoi montarla a 100 mm con una Reba Maxlelite e ruote adeguate (le Big Ego del modulo)
devi risparmiare sugli appoggi e stare basso sul gruppo (un XT o un X9 non credo ci stia). L'deale sarebbe acquistare telaio e modulo e poi cannibalizzare qualche altra bella bici.
Tutto dipende DOVE la acquisti, un negozio tradizionale fatica di sicuro a stare sotto quel budget.
 

Crested B

<b>Importatore Niner</b>
12/5/07
2.975
2
0
Springfield
Visita sito
Questa mia domanda/perplessità era già stata avanzata da Yoda tempo addietro ma alla fine non mi pare fosse stata data alcuna risposta, quindi la ripropongo.
Un aumento di offset dovrebbe, a parità di inclinazione di asse di sterzo,fare aumentare l'avancorsa. In campo motociclistico l'aumento dell'avancorsa determina una diminuzione della maneggevolezza.
Perchè nelle bici questo assunto non è valido?:nunsacci:

Effettivmente è facilissimo confondersi.

se avanzi la ruota inclinando la forcella diminuisce la maneggevolezza.

se avanzi la ruota spostando avanti la forcella rispetto al tubo sterzo senza cambiargli l'angolazione aumenti la maneggevolezza.
 

Crested B

<b>Importatore Niner</b>
12/5/07
2.975
2
0
Springfield
Visita sito
A essere pignolissimi questo non e' proprio al 100% corretto: dipende da quanto "avanzi" la ruota (offset) e da quanto inclini la forcella.

Se avanzi la ruota inclinando la forcella l'angolo sterzo cala.
L'offset corrisponde alla distanza tra la proiezione a terra del tubo di sterzo e la distanza minore tra questa linea e la posizione del centro del mozzo anteriore.

Sono due movimenti distinti che a volte si combinano con effetti opposti, ma se lianalizziamo uno per uno i risultati sulla maneggevolezza sono quelli.
Molti chiamano l'offset andhe rake, ma è un termine improprio, ma è solo questione di terminologia.

E? comunque un discorso intressante perchè moltissima gente (la maggioranza) pensa che l'elemento principale per la maneggevolezza di una bici sia il passo mentre invece è solo una delle componenti e neanche la più critica, nel senso che fa enormemente di più un grado di sterzo che un centimetro di passo.
 

garyfishersugar3

Biker superis
3/3/06
392
3
0
Genova - Monaco (Baviera)
Visita sito
Bike
Tantrum Meltdown, Trek Farley
Se avanzi la ruota inclinando la forcella l'angolo sterzo cala.
L'offset corrisponde alla distanza tra la proiezione a terra del tubo di sterzo e la distanza minore tra questa linea e la posizione del centro del mozzo anteriore.

Sono due movimenti distinti che a volte si combinano con effetti opposti, ma se lianalizziamo uno per uno i risultati sulla maneggevolezza sono quelli.
Molti chiamano l'offset andhe rake, ma è un termine improprio, ma è solo questione di terminologia.

E? comunque un discorso intressante perchè moltissima gente (la maggioranza) pensa che l'elemento principale per la maneggevolezza di una bici sia il passo mentre invece è solo una delle componenti e neanche la più critica, nel senso che fa enormemente di più un grado di sterzo che un centimetro di passo.
Non sono sicuro di aver capito bene la tua risposta, pero' mi sembra che Tu faccia confusione tra avancorsa e offset, quest'ultimo infatti e' un parametro intrinseco della forcella e non dipende dalla proiezione a terra dell'asse di sterzo,
l'avancorsa invece dipende da tale proiezione e quindi dal raggio della ruota.
E' vero che i due effetti (angolo di sterzo piu' disteso e offset maggiorato) si compensano, la geometria G2 di Gerardo Pescatore (per non fare pubblicita) consiste appunto (e non solo) in questo.
Con questo concludo.
 

Crested B

<b>Importatore Niner</b>
12/5/07
2.975
2
0
Springfield
Visita sito
Non sono sicuro di aver capito bene la tua risposta, pero' mi sembra che Tu faccia confusione tra avancorsa e offset, quest'ultimo infatti e' un parametro intrinseco della forcella e non dipende dalla proiezione a terra dell'asse di sterzo,

Ciao Gary, stiamo dicendo tutti e due la stessa cosa... ;-) abbiamo solo un po' di problemi a capirci.

L'offset non è una proiezione a terra ma uno scostamento intrinseco della forcella, proprio come hai sottolineato tu e intendevo io.

L'offset corrisponde alla distanza tra la proiezione del tubo di sterzo e la distanza minore tra questa linea e il centro del mozzo.

Intendevo dire

Proietta verso il basso il tubo sterzo, ovvero prolungalo fino a terra.
Scendendo fino a terra passerà a un certo punto vicino al mozzo.
Ecco, la distanza minore tra l'asse della proiezione e il mozzo è l'offset.
Per dirlo in un altro modo è lo SCOSTAMENTO del mozzo dall'asse della forcella. Dato che tutto parte dal tubo sterzo e arriva la mozzo è un valore proprio della forcella.

Offset.jpg


La misurazione dell'offset si fa con una proiezione che effettivamente non serve neanche che arrivi a terra. basta che arrivi alla minima distanza col perno della ruota anteriore.

spero di essere stato chiaro. effettivamente la dinamica dello sterzo è una delle parti della bici più indigesta per chi si avvicina alla bici. Alcuni sperano infatti di poter definire l'agilità di una bici controllando passo e angolo sterzo ma in realtà senza conoscere l'avancorsa (che poi è la risultante tra angolo di sterzo e offsett) sanno ben poco della sua maneggevolezza.

Effettivamente l'arte dello sterzo di una bici è un sottile equilibrio tra tutta una serie di forze in contrasto.
 

Christian76

Biker popularis
19/1/09
46
0
0
48
Chiavenna (SO)
Visita sito
Per una MCR od una SIR9 è un budget strettino, soprattutto se vuoi montarla a 100 mm con una Reba Maxlelite e ruote adeguate (le Big Ego del modulo)
devi risparmiare sugli appoggi e stare basso sul gruppo (un XT o un X9 non credo ci stia). L'deale sarebbe acquistare telaio e modulo e poi cannibalizzare qualche altra bella bici.
Tutto dipende DOVE la acquisti, un negozio tradizionale fatica di sicuro a stare sotto quel budget.


Ma tu ti stai riferendo credo ai prezzi di listino giusto? Sulle bici mi è capitato di sentire parlare di sconti anche del 40%. E' vero? Quale sconto è lecito aspettarsi secondo voi al momento dell'acquisto?
Io di lavoro vendo auto e....non sappiamo più come "tirarle dietro"!!..:mrgreen:
 

cipitoz

Biker novus
è possibile che abbiamo inserito una vostra foto su un numero di Ciclismo?? Io mi ricordo sta cosa, stasera butto per aria la collezione di riviste....

Scusatemi l'off topic. Ma ci tengo troppo a descrivere le emozioni del tandem. Spero la prossima volta di ripetermi con la 29er:
Trovo ora il tempo per scrivere della mia avventura francese, o meglio nostra avventura, in quanto ha coinvolto l’intera famiglia.
Partiamo per il Monginevro sabato 11 agosto la mattina presto con il camper, arriviamo in loco a mezzogiorno, giusto il tempo per una pastasciutta che io e mio papà, visto il bel tempo, decidiamo di prendere la bici per una sgambatina. Avendo fatto un po’ tutti i passi in zona decidiamo di andare a vedere com’è il Col du Granon (http://www.salite.ch/granon2.asp?map...0&empriseH=661) che tutto sommato è una gran bella salita, tutto al sole, esposto e con poco traffico.
Il giorno dopo ci spostiamo a Bedoin, sotto il Mont Ventoux. Troviamo un campeggio, prepariamo il tandem e ci rilassiamo. Il giorno 14 ci attende la prima sfida. Tenteremo di brevettarci Galerien du Ventoux, e cioè fare nell’arco delle 24 ore le 4 salite al colle. Che sarebbero 190 km per oltre 6000 metri di dislivello. Neanche tanti, ma fatti in tandem e con un versante che prevede almeno 10 km di strada bianca sono durissimi. Almeno così credevamo. Partiamo alle 3.00. A Bedoin troviamo un panettiere per il primo timbro. Sa già tutto, forse è abituato, prontamente ci timbra sul posto giusto il foglio di viaggio e ci augura bon courage. In piazza del paese c’è della gente che dalla sera prima sta ancora giocando a petanque. Tra matti ci salutiamo. Inizia la prima salita, la conosco benissimo, solo che è buio pesto, il superled illumina benissimo la strada, solo che è inesorabilmente in pendenza. Ma dopo un po’ prendiamo il ritmo, parliamo, ci facciamo coraggio, alterniamo 100 metri seduti con 100 metri sui pedali. Non c’è anima viva, il bosco, forse causa la forte siccità non sembra avere animali, siamo soli ma dolcemente viaggiamo. Viaggiamo con calma ma inesorabili. Senza crederci arriviamo al rifugio Reynard, dove inizia il bianco ghiaione, beviamo dal thermos caldo un buon caffè, mangiamo un dolcetto e ripartiamo. Col ghiaione appare l’alba. Le pietre sembrano emettere anche loro un po’ di luce. Stiamo bene e arriviamo in vetta. Altro caffè e dolcetto e ripartiamo per Malaucene. La discesa col tandem è stratosferica, per fortuna abbiamo i freni a disco con le pastiglie nuove appena montate. Toccheremo anche i 100 all’ora. Verso il termine della discesa troviamo i primi ciclisti che stanno risalendo da quel versante. Tra matti ci salutiamo. A Malaucene timbriamo il foglio di viaggio e alla prima boulangerie ci facciamo 2 cornetti, buonissimi. Ripartiamo. Verso mezzogiorno completeremo anche il versante più facile, quello di Sault. Dopo di che riscendiamo a Bedoin, rientriamo in campeggio, ci facciamo una doppia pastasciutta e ripartiamo per l’ultima fatica, la forestale di Bedoin. Che è terribile. Sarebbe da fare in mountainbike. Con un tandem stradale è follia. Comunque i copertoncini tengono. Pian piano saliamo. Per 200 metri anche a piedi. Verso la fine rientriamo nella via normale di Malaucene. Mancano solo 5 chilometri. I primi tre li divoriamo. Poi ci rilassiamo, o meglio, siamo soddisfatti, stiamo bene, siamo contenti che lasciamo le cose venire, con calma incontro. Tutto è compiuto. Nel cuore, nell’anima, ci sentiamo leggeri. Il vento sembra soffiarci a favore. La temperatura non è mai stata cosi gradevole. Non sentiamo la catena. Credo che queste sensazioni saranno la mia “ancora” per i momenti brutti e difficili da qui ai prossimi cento anni. Scendiamo, anche se a malincuore, la sera facciamo festa, L’indomani partiremo per Parigi. A Parigi le storie sono diverse, qui piove sempre e fa pure freddo. Parcheggiamo il camper a Versailles. I giorni che precederanno la PBP li passiamo alternando uscite in bici a visite a Parigi. Che nel suo piccolo è una cittadina graziosa. Noi veniamo dalle terre della Repubblica della Serenissima e in ogni confronto con il mondo giochiamo in vantaggio. Noi partiremo per Brest martedì mattina alle 04.45. Ci classificano che veicoli speciali, ma speciali lo sono anche i conducenti. Partiamo di mattina perché non ce la sentiamo di correre di notte. Abbiamo tentato molte volte di correre durante la notte ma è più forte di noi. Noi ci siamo formati nell’era del Carosello. Siamo (io e mio papà) bambinoni, mai riusciti a vedere un film o un programma in prima serata, perché di solito in faccende lenzuola affaccendati. La nostra “tattica” quindi prevede di dormire tutte le notti, partire presto la mattina, correre il più veloce possibile, fermarci a tutti i ristori per recuperare. Non siamo veri randonneur, riusciamo a rimanere in sella per massimo 2 ore consecutive, poi ci dobbiamo fermare per mangiare, per prendere fiato, per ripartire più forte di prima. Tattica folle. E’ che anni e anni di agonismo ci hanno condizionato. O forse siamo noi che non vogliamo cambiare la nostra natura. Ci piace il nostro modo di intendere in ciclismo, cercheremo di portare, nel nostro piccolo, l’indole agonistica alla PBP. E in effetti alla PBP c’è posto per tutti. Partiamo. Dopo solo 20 km, percorsi a ritmo di gara, foriamo. Sembrerebbe iella, non abbiamo mai forato nel bestiale sterrato del Ventoux, invece si rivela un colpo di fortuna. Perché ci permette di assistere al più bello spettacolo del mondo. Siamo soli, al buio, in mezzo alla campagna francese, il gruppo dei veicoli speciali ci ha abbandonato. Poi ad un tratto, lontano, vediamo una lucetta azzurra, poi due, poi dieci, poi cento, poi mille. Sono i concorrenti della partenza successiva. Silenziosi, veloci, dolcemente a migliaio ci sfilano, e le lucette che prima erano azzurre diventano a migliaia rosse e, d’incanto come sono apparse ci lasciano. Rimaniamo con i brividi e la ruota da riparare. Ma in breve ripartiamo. Forse siamo ultimi. Ma io con mio papà alle spalle non ho paura di niente. Recuperiamo posizioni, prima decine, poi centinaia. Nei tratti vallonati, col tandem, siamo avvantaggiati, in discesa voliamo e d’inerzia arriviamo fino quasi allo scollinamento successivo. Arriviamo al primo ristoro, pasta, patate, pane e dolce, mangiamo avidamente, ripartiamo, ma con il turbo. La nostra PBP sarà da questo momento in poi una corsa a tappe. Tante tappe. Tappe per i ristori, tappe per il gelato, tappe per il caffe e il dolce, tappe per il croissant e tappe per i bisogni fisiologici. Praticamente, dalla partenza di ogni controllo, superiamo centinaia di persone che sistematicamente ad ogni nostra fermata a loro volta ci sorpasseranno. Ma a noi va bene così. La sera ai controlli facciamo la doccia, mangiamo, e dormiamo. Sette ore la prima notte, 5 la seconda e cinque la terza. Il fatto di fermarci così tante volte per riposare e mangiare rende la nostra PBP molto sopportabile. I nostri traguardi volanti, sono obiettivi a brevissimo termine, che ci distolgono l’attenzione dalla lunghezza enorme, nel suo complesso, della prova. Non abbiamo bisogno di integratori, in due mangeremo solamente una barretta in tutta la PBP e non toccheremo quasi mai l’acqua delle nostre borracce, vista quella ricevuta dal cielo ma soprattutto visto che ci fermeremo a mangiare e bere in tutti i ristori. Poi arriva giovedì pomeriggio. Siamo contenti, ci mancano solamente 200 km. Stiamo bene e contiamo di arrivare entro la notte. Sta piovendo, la strada è umida. E’ discesa, scendiamo veloci. C’è una curva che sta arrivando. Inizio a frenare, forse sbaglio, forse la stanchezza. La ruota anteriore, finchè l’asfalto è rugoso, tiene, poi improvvisamente scivola, noi col tandem, scivoliamo di lato. Dovrebbe essere un disastro, andavamo forte, strusciamo sull’asfalto umido per almeno 50 metri finchè ci fermiamo. Cerco di alzarmi, subito guardo mio papà, ha perso i sensi. Dio mio cos’ho fatto, cerco di animarlo, una signora del posto intanto chiama l’ambulanza. Mio papà sembra riprendersi, dice che sta bene, ma ha una botta al casco che si è rotto, così come si sono rotti i suoi occhiali, perde sangue dal sopraciglio sinistro. Arrivano i soccorsi, lo sistemano sul lettino per sistemarmelo, vorrebbero portarlo all’ospedale ma fermamente, mio papà si ribella. Abbiamo cose più importanti da portare a termine, anche i soccorritori ci capiscono, e dopo aver firmato alcune carte, ci lasciano proseguire. Sanguinanti, mestamente, sotto la pioggia ripartiamo. Le prime pedalate sono dure, non riesco a parlare, inizia a far buio. Ci sembra essere soli, perduti, ultimi. Invece qualche altro concorrente lo superiamo. Prima uno, poi due, poi un intero gruppo. E’ che noi siamo fatti così. Ci basta poco ad animarci, un minimo di competizione che il male passa in secondo piano. La sera comunque ci fermeremo per farci la doccia e dormire. Oggi ci è andata anche bene e siamo soddisfatti. Domani c’è tutto il tempo per arrivare. E così arriviamo. O meglio. Anche l’arrivo a Parigi è solo un traguardo volante, uno dei tanti, non l’ultimo.
 

mantis74

Biker popularis
20/12/07
54
0
0
Savona
Visita sito
Complimenti per il racconto che trasmette davvero emozioni e passione, ma la cosa più bella è che grazie alla bici avrai sempre accesso a questo tesoro di emozioni vissute insieme a tuo papà.

Dal punto di vista tecnico direi che la 29 sia per la tua costituzione che per la sensibilità ciclistica dimostrata è sicuramente una scelta che non ti deluderà: sei troppo un tipo twentininer ;-)

saluti!
 
Se racconto anche io qualcosa (una gara, un incidente, una sofferenza) mi date una bici pure a me? ;-) mi va bene una AIR verde Crested!!! ;-)
Scherzi a parte....bel racconto....ben scritto...mi ha dato delle emozioni: non so se tu tecnicamente e commercialmente meriti o meno l'aiuto di Crested, e non sinceramente mi interessa neppure....però di certo sei un BEL personaggio
 

gas29

Aziende
14/9/04
5.210
-168
0
Monghidoro
www.gasventinove.com
Ma tu ti stai riferendo credo ai prezzi di listino giusto? Sulle bici mi è capitato di sentire parlare di sconti anche del 40%. E' vero? Quale sconto è lecito aspettarsi secondo voi al momento dell'acquisto?
Io di lavoro vendo auto e....non sappiamo più come "tirarle dietro"!!..:mrgreen:

Con le 29 pollici possono accare due cose.

trovi il negozio che non crede alle 29" e che per qualche politica commerciale si trova in casa 1 o 2 pezzi (bici complete) e allora "te le tira dietro" pur di disfarsene, o trovi il negozio che crede nelle 29", fa acquisti oculati o ssu ordine, e allora difficilmente sui telai e moduli trovi + del 10% di sconto.
Sulle bici complete e sui montaggi ad hoc il discorso diventa più complicato perchè dipende molto anche da chi ci si rifornisce per i gruppi e i montaggi.
Io sulle GAS29 tendo a proporre montaggi un po' controcorrente ed un po' secondo la disponibilità di stagione, utilizzando ruote custom e gruppi il più pocssibilmente completi, in modo da ottenere il miglior rapporto qualità prezzo. Operando solo online poi posso permettermi ricarichi minori di un negozio.
Anche i pochi pezzi di altri marchi che tratto sono montati in modo non convenzionale, proprio per avere prezzi più bassi
 

sembola

Moderatur cartesiano
Membro dello Staff
Moderatur
27/2/03
51.043
9.824
0
58
Siena
www.sembola.it
Bike
una nera e l'altra pure
:hail::hail::hail:

un paio di "spigolature":
decidiamo di prendere la bici per una sgambatina. Avendo fatto un po’ tutti i passi in zona decidiamo di andare a vedere com’è il Col du Granon

sarebbero 190 km per oltre 6000 metri di dislivello. Neanche tanti

Parigi...nel suo piccolo è una cittadina graziosa.

I randonneur sono così, abituati a confrontarsi col moloch hanno un metro di paragone tutto loro... ;-)
 

Classifica giornaliera dislivello positivo