Probabilmente se ne sarà già parlato sul forum, ma non sono riuscito a trovare informazioni in proposito.
Recentemente ad un mio amico è stata diagnosticata una leggera infiammazione alla prostata, premetto che questo mio amico fa freeride, e come spesso purtroppo capita nel mondo del freeride o allmountain si tende a dare poca importanza alla posizione in sella, che invece è sempre da considerare fondamentale. Lui ha passato un periodo in cui ha fatto parecchi chilometri su asfalto, periodo relativamente breve di 3 mesi. Incredibilmente aveva lui stesso avvertito che il sellino era troppo inclinato con il naso verso l'alto, senza però dare a questo particolare nessuna importanza. L'urologo adesso gli ha detto che attraverso una cura l'infiammazione potrebbe passare, ma che con una ripresa dell'attività ciclistica tornerebbe sicuramente.
A me è sembrata strana come diagnosi, anche se confesso di non avere alcuna esperienza in merito. Intanto mi pare strano che un problema del genere possa insorgere nel giro di soli tre mesi. Ma quello che mi pare più strano è che l'urologo abbia dato quasta diagnosi così infausta, secondo la quale una ripresa dell'attività in bici sarebbe sicuramente legata ad una ripresa, e probabilmente ad un peggioramento, dell'infiammazione.
Non mi pare possibile che non ci sia alcun modo di affrontare il problema se non quello di sacrificare completamente la prorpia attività in sella.
Voi cosa ne dite?
Recentemente ad un mio amico è stata diagnosticata una leggera infiammazione alla prostata, premetto che questo mio amico fa freeride, e come spesso purtroppo capita nel mondo del freeride o allmountain si tende a dare poca importanza alla posizione in sella, che invece è sempre da considerare fondamentale. Lui ha passato un periodo in cui ha fatto parecchi chilometri su asfalto, periodo relativamente breve di 3 mesi. Incredibilmente aveva lui stesso avvertito che il sellino era troppo inclinato con il naso verso l'alto, senza però dare a questo particolare nessuna importanza. L'urologo adesso gli ha detto che attraverso una cura l'infiammazione potrebbe passare, ma che con una ripresa dell'attività ciclistica tornerebbe sicuramente.
A me è sembrata strana come diagnosi, anche se confesso di non avere alcuna esperienza in merito. Intanto mi pare strano che un problema del genere possa insorgere nel giro di soli tre mesi. Ma quello che mi pare più strano è che l'urologo abbia dato quasta diagnosi così infausta, secondo la quale una ripresa dell'attività in bici sarebbe sicuramente legata ad una ripresa, e probabilmente ad un peggioramento, dell'infiammazione.
Non mi pare possibile che non ci sia alcun modo di affrontare il problema se non quello di sacrificare completamente la prorpia attività in sella.
Voi cosa ne dite?