Ritorno dall'Himalaya e mi scopro fuorilegge
Non è nel mio stile protestare. Non è tanto nella mia educazione e non fa parte del mio senso civico infrangere le regole; se è capitato anche per le cose più banali, ne ho sempre accettato civilmente le conseguenze. Regolare con norme l'agire comune e i comportamenti, riconoscendo a tutti uguali diritti e doveri, è uno dei pilastri della nostra libera società di cui fanno parte anche alpinisti, scialpinisti, snowboarder e semplici appassionati di montagna.
Recentemente, e per la prima volta in modo così diretto, ho sentito violata una serie di libertà e di sentimenti che si materializzavano per me e moltissime persone nell'incanto di praticare alcune discipline invernali con e senza sci, alcune nate addirittura secoli fa, prima di qualsiasi skilift. Con impatto ambientale praticamente zero, con il massimo rispetto per le persone e la vita e in modo assolutamente
silenzioso e dolce, moltissimi appassionati di montagna praticano da decenni attività come lo scialpinismo, l'escursionismo con racchette da neve, la discesa su pendii innevati, ora anche meta di appassionati che utilizzano la tavola da snowboard. Questa gente, di cui faccio parte, non è un gruppo di sbandati o una chiassosa banda di incivili, ma una miscellanea di persone normali provenienti dalle più varie categorie sociali e con le normali responsabilità famigliari. Ci sono padri, madri, famiglie intere, giovani che gioiscono e fuggono dai chiassi e dai fumi cittadini, gente che le regole le ha accettate sul lavoro, sulla strada, in famiglia, nella società e che oggi è chiamata ad accettare il proprio annientamento.
Infatti una legge troppo assolutista e frutto di scarsa conoscenza tecnica del fenomeno neve in tutti i suoi aspetti, ha proibito agli scialpinisti, agli escursionisti e alla gente normale di poter risalire le piste da sci, neppure stando - come sempre -diligentemente sui bordi. Neanche un piccolo passaggio di pochi minuti sul bordo pista prima di inoltrarsi nel bosco è permesso, e non viene preso in considerazione che magari proprio lungo o vicino a quella pista d'estate c'è un sentiero, dunque c'è la possibilità di passaggio. È chiaro che tutto il gruppo di appassionati del fuoripista e dello sci alpinismo non è costituito solo da saggi e santi; l'imprudente e lo sbruffone si trovano anche fra di noi, le norme dovevano proprio impedir loro di continuare a esserlo. La risalita in mezzo alla pista è come andare contromano, quindi è giusto vietarla. Risalire ai bordi o appena fuori è come procedere nella parallela e propria corsia di marcia. Criminalizzare gli snowboarder è un'altra delle mode mediatiche e sociali ingiuste. Di «pericolosi» anche in questo gruppo di appassionati se ne trovano, ma uno o più persone non fanno il gruppo.
Ecco allora che bisognerebbe punire chi fa fuoripista con bollettini valanghe oltre un determinato coefficiente riferito a particolari pendii, oppure chi non utilizza l'Arva (rilevatore per sepolto da valanga) per l'autosoccorso; chi, infrangendo le regole del buon senso, arreca danno all'ambiente e agli individui, e così via. Non bisognava però cancellare totalmente e completamente una categoria che solo a Bergamo vanta circa 20.000 mila sportivi. in Italia i numeri diventano impressionanti. Oggi, a questa condizione assurda imposta dalla legge nazionale e parzialmente da quella regionale, si è aggiunta la «moda» di emanare ordinanze comunali che nascono con il primo fiocco di neve della stagione e vengono tolte quando è ritornato il verde dichiarando vietata l'attività fuoripista. Nessun bollettino nivometereoligo è preso in considerazione, nessuna guida alpina esperta (titolata dalla legge) interpellata come consulente, nessun criterio di eccezionalità e provvisorietà (proprio delle ordinanze) tenuto in considerazione. Nulla, vietato andare fuoripista e nessuna attività di risalita in pista, neppure stando ai lati. Cancellati totalmente dai fruitori dell'elemento montano. Solo skilift e discesa in pista vengono accettati. Neppure il proprietario di una baita in montagna può raggiungerla a piedi se ubicata in un comprensorio coperto da ordinanza
Sono partito per l'Himalaya in autunno ed ero in regola, sono tornato e ho scoperto di essere fuorilegge. È per questa iniquità e per suggerire modifiche a una legge che non regola, ma vieta, che ho deciso di far sentire pacatamente e senza schieramenti la mia voce. Sono contento che anche il Cai e altre voci autorevoli si sono levate per suggerire cambiamenti alla norma. Di manifestazioni come quella di Foppolo ne avverranno molte altre, ogni settimana, e spero che le voci e le presenze siano sempre più numerose e costantemente educate. L'appuntamento più prossimo è per mercoledì 10 marzo alle 21 con partenza dai piazzali degli Spiazzi di Gromo: destinazione Monte Timognio, 2.163 metri di quota.
Simone Moro
Non è nel mio stile protestare. Non è tanto nella mia educazione e non fa parte del mio senso civico infrangere le regole; se è capitato anche per le cose più banali, ne ho sempre accettato civilmente le conseguenze. Regolare con norme l'agire comune e i comportamenti, riconoscendo a tutti uguali diritti e doveri, è uno dei pilastri della nostra libera società di cui fanno parte anche alpinisti, scialpinisti, snowboarder e semplici appassionati di montagna.
Recentemente, e per la prima volta in modo così diretto, ho sentito violata una serie di libertà e di sentimenti che si materializzavano per me e moltissime persone nell'incanto di praticare alcune discipline invernali con e senza sci, alcune nate addirittura secoli fa, prima di qualsiasi skilift. Con impatto ambientale praticamente zero, con il massimo rispetto per le persone e la vita e in modo assolutamente
silenzioso e dolce, moltissimi appassionati di montagna praticano da decenni attività come lo scialpinismo, l'escursionismo con racchette da neve, la discesa su pendii innevati, ora anche meta di appassionati che utilizzano la tavola da snowboard. Questa gente, di cui faccio parte, non è un gruppo di sbandati o una chiassosa banda di incivili, ma una miscellanea di persone normali provenienti dalle più varie categorie sociali e con le normali responsabilità famigliari. Ci sono padri, madri, famiglie intere, giovani che gioiscono e fuggono dai chiassi e dai fumi cittadini, gente che le regole le ha accettate sul lavoro, sulla strada, in famiglia, nella società e che oggi è chiamata ad accettare il proprio annientamento.
Infatti una legge troppo assolutista e frutto di scarsa conoscenza tecnica del fenomeno neve in tutti i suoi aspetti, ha proibito agli scialpinisti, agli escursionisti e alla gente normale di poter risalire le piste da sci, neppure stando - come sempre -diligentemente sui bordi. Neanche un piccolo passaggio di pochi minuti sul bordo pista prima di inoltrarsi nel bosco è permesso, e non viene preso in considerazione che magari proprio lungo o vicino a quella pista d'estate c'è un sentiero, dunque c'è la possibilità di passaggio. È chiaro che tutto il gruppo di appassionati del fuoripista e dello sci alpinismo non è costituito solo da saggi e santi; l'imprudente e lo sbruffone si trovano anche fra di noi, le norme dovevano proprio impedir loro di continuare a esserlo. La risalita in mezzo alla pista è come andare contromano, quindi è giusto vietarla. Risalire ai bordi o appena fuori è come procedere nella parallela e propria corsia di marcia. Criminalizzare gli snowboarder è un'altra delle mode mediatiche e sociali ingiuste. Di «pericolosi» anche in questo gruppo di appassionati se ne trovano, ma uno o più persone non fanno il gruppo.
Ecco allora che bisognerebbe punire chi fa fuoripista con bollettini valanghe oltre un determinato coefficiente riferito a particolari pendii, oppure chi non utilizza l'Arva (rilevatore per sepolto da valanga) per l'autosoccorso; chi, infrangendo le regole del buon senso, arreca danno all'ambiente e agli individui, e così via. Non bisognava però cancellare totalmente e completamente una categoria che solo a Bergamo vanta circa 20.000 mila sportivi. in Italia i numeri diventano impressionanti. Oggi, a questa condizione assurda imposta dalla legge nazionale e parzialmente da quella regionale, si è aggiunta la «moda» di emanare ordinanze comunali che nascono con il primo fiocco di neve della stagione e vengono tolte quando è ritornato il verde dichiarando vietata l'attività fuoripista. Nessun bollettino nivometereoligo è preso in considerazione, nessuna guida alpina esperta (titolata dalla legge) interpellata come consulente, nessun criterio di eccezionalità e provvisorietà (proprio delle ordinanze) tenuto in considerazione. Nulla, vietato andare fuoripista e nessuna attività di risalita in pista, neppure stando ai lati. Cancellati totalmente dai fruitori dell'elemento montano. Solo skilift e discesa in pista vengono accettati. Neppure il proprietario di una baita in montagna può raggiungerla a piedi se ubicata in un comprensorio coperto da ordinanza
Sono partito per l'Himalaya in autunno ed ero in regola, sono tornato e ho scoperto di essere fuorilegge. È per questa iniquità e per suggerire modifiche a una legge che non regola, ma vieta, che ho deciso di far sentire pacatamente e senza schieramenti la mia voce. Sono contento che anche il Cai e altre voci autorevoli si sono levate per suggerire cambiamenti alla norma. Di manifestazioni come quella di Foppolo ne avverranno molte altre, ogni settimana, e spero che le voci e le presenze siano sempre più numerose e costantemente educate. L'appuntamento più prossimo è per mercoledì 10 marzo alle 21 con partenza dai piazzali degli Spiazzi di Gromo: destinazione Monte Timognio, 2.163 metri di quota.
Simone Moro