Beh calma.
Le viti hanno una classificazione per classi di resistenza, quindi prima di fare affermazioni "categoriche" sarebbe il caso di conoscerle.
Una vite 8.8 in acciaio bonificato è più resistente di una A2-70 in AISI304, ma una 4.6 zincata ha una resistenza che è la metà di quella di una in acciaio inossidabile austenitico.
In campo ciclistico il 95% delle viti può essere tranquillamente adottato in classe A2-70 senza che vi siano rischi di rottura, dato che il più delle volte il punto debole è la filettatura nell'alluminio del telaio, dei componenti o nel
magnesio della forcella.
Ma bisogna sapere che cosa si sta facendo.
Per la cronaca una vite in classe A2-70 (AISI304, X8CrNi18-8) ha un carico di rottura garantito di 700 N/mm^2 e di limite elastico (*) di circa 350-400, pari o superiore ad una classe 6.6 zincata. Ma soprattutto ha un allungamento a rottura che è il doppio, come minimo, della corrispondente in "acciaiaccio che arrugginisce", ed è molto più tenace.
Per chi non sapesse che cosa significa la sigla 6.6 (o 8.8, 10.9, 12.9), la si legge così:
6: carico di rottura Rm dell'acciaio, diviso 100, quindi 600 N/mm^2 (o MPa)
.6: fattore di moltiplicazione per ottenere il carico di snervamento Rs, quindi 600x0.6=360 N/mm^2
Vite in acciaio non legato e non trattato termicamente, definita a bassa resistenza (esistono anche le classi 3.6, 4.8, 5.6, 6.8)
Pertanto una vite:
8.8 ha Rm=800 MPa, Rp0,2=640 MPa (*)
10.9 Rm=1080 MPa, Rp0,2=900 MPa
12.9 Rm=1200 MPa, Rp0,2=1080 Mpa
(*) per gli acciai legati non esiste lo snervamento, si indica il valore in cui si ha la fine del comportamento elastico, con deformazione plastica permanente dello 0,2%