Bentrovati, come ogni mercoledì, all’appuntamento settimanale con il Tech Corner!
Quest’oggi torneremo a parlare di sospensioni occupandoci delle piattaforme stabili, occupandoci in particolare delle piattaforme che agiscono come freni in compressione, tipo il Propedal di Fox o il Gate di Rockshox.
Si parla spesso di piattaforme stabili, in molti sanno a cosa servono, ma in pochi sanno esattamente come funzionano. C’è parecchia confusione sull’argomento e spesso vengono date delle informazioni sbagliate. In questo articolo cercheremo di fare un po di chiarezza sull’argomento.
Che cos’è una piattaforma stabile?
La piattaforma stabile è un dispositivo atto a migliorare la pedalabilità di un telaio, riducendo le oscillazioni indotte dalla pedalata (bobbing e squat).
Chiunque abbia pedalato o possegga sia un telaio full che uno front, si è reso conto delle differenze in termini di resa in pedalata, specialmente in fuori sella, tra il telaio full e il telaio front. C’è poco da fare: un telaio full, per quanto possa avere lo schema di sospensione più stabile del mondo, senza un sistema di piattaforma stabile non si pedalerà mai come una front.
Pedalando una MTB con ammortizzatore con piattaforma stabile escludibile, ci si rende subito conto delle differenze tra una configurazione e l’altra. Specialmente su sistemi di tipo monocross, la resa in pedalata è nettamente diversa. In particolare pedalando in maniera energica, con delle pedalate decise, si nota che il carro in assenza della piattaforma stabile tende a comprimersi quando si spinge verso il basso con i pedali, assorbendo una parte dell’energia fornita dalle nostre gambe.
L’obiettivo di una piattaforma stabile è quindi quello di inibire i movimenti indotti dalla pedalata (bobbing e squat) permettendo comunque alla sospensione di lavorare sulle asperità del terreno in modo da massimizzare il comfort, la facilità di avanzamento su fondi irregolari e migliorare la trazione e il controllo garantendo che la ruota posteriore sia sempre attaccata al terreno.
Per raggiungere tale obiettivo è necessario quindi filtrare le due sollecitazioni, impedendo che la sospensione si comprima a causa delle pedalate, ma lasciandola libera di assorbire le grosse asperità. Esistono due differenti tipi di piattaforma stabile: le valvole inerziali (che non tratteremo) e le valvole che agiscono sulla compressione, di cui ci occuperemo in questo articolo.
Cannondale Rize on Vimeo
Video del test della Cannondale Rize eseguido dal prode sceriffo Muldox in cui viene messo in evidenza il differente comportamento della sospensione posteriore con le varie regolazioni della piattaforma stabile (ammortizzatore Fox Float RP23).
Come funziona.
Il propedal e le piattaforme stabili ad esso assimilabili, lavorano come una valvola di compressione low speed, ovvero agiscono imponendo un frenatura sulle compressioni lente, alle basse velocità. Non dimentichiamoci che uqando si parla di compressione low speed non si intende la velocità di avanzamento della bicicletta, ma la velocità di affondamento della sospensione (in questo caso dell’ammortizzatore).
Molto spesso si sente, specialmente da persone poco competenti, che il Propedal agisce filtrando le sollecitazioni provenienti dall’alto (indotte dalla pedalata) e si “sblocca” quando la sollecitazione proviene dal basso. Niente di più sbagliato. Questo comportamento è quello caratteristico delle valvole inerziali (Brain di Specialized o Terralogic di Fox): il Propedal e similari funzionano in modo diverso.
Si tratta infatti di valvole speed sensitive, ovvero in grado di sentire la velocità di affondamento della sospensione. In particolare se la velocità di affondamento è bassa (oscillazioni indotte dalla pedalata) la valvola dovrà frenare la compressione, se la velocità di affondamento è alta (impatto contro un ostacolo) la valvola dovrà lasciare aperta la compressione.
SOLLECITAZIONI INDOTTE DAL TERRENO E SOLLECITAZIONI INDOTTE DALLA PEDALATA.
Come abbiamo visto all’inizio, una piattaforma stabile dev’essere in grado di distinguere tra sollecitazioni provenienti dal terreno e sollecitazioni indotte dalla pedalata. Il propedal e le piattaforme stabili analoghe operano questa selezione in base alla velocità di affondamento, essendo valvole speed sensitive.
Il grafico, puramente qualitativo, riporta in ascissa il tempo ed in ordinata la velocità a cui si comprime/estende il nostro ammortizzatore (la retta in salita indica la compressione, quella in discesa la riestensione). Possiamo notare come le velocità di compressione siano nettamente differenti nel caso di impatto contro un ostacolo o di oscillazioni indotte dalla pedalata.
Le sollecitazioni indotte dal terreno, supponiamo ad esempio di salire su un grosso ostacolo squadrato quale una pietra o un gradino, sono caratterizzate da una prima fase di compressione molto veloce, da una fase di stallo in cui la sospensione rimane compressa (stallo dovuto all’attrito delle guarnizioni) e da una fase di ritorno in cui la sospensione ritorna alla posizione di riposo. Tali sollecitazioni sono estremamente irregolari sia come distribuzione temporale, sia come intensità (il terreno è irregolare per natura).
Le sollecitazioni indotte dalla pedalata invece sono generate dal movimento verticale delle gambe durante la pedalata, che avendo una loro massa inducono dei movimenti verticali nella sospensione (fenomeno conosciuto come “bobbing. Come possiamo vedere dal grafico queste oscillazioni sono caratterizzate da un’elevata regolarità, tanto che possono essere rappresentate da una sinusoide (il periodo T è l’inverso della metà della frequenza di pedalata, ndr). La velocità di compressione della sospensione è comunque piuttosto bassa, essendo queste sollecitazioni di modesta entità e molto graduali (il passaggio da compressione a riestensione è molto progressivo, mai netto).
Risulta quindi evidente che una valvola in grado di impedire le compressioni lente, ma permettendo le compressioni veloci è in grado di eliminare le oscillazioni indotte dalla pedalata, ma di permettere alla sospensione di lavorare sui grossi urti.
LA VALVOLA DEL PROPEDAL.
Il principio di funzionamento del propedal è molto semplice. Il propedal è una valvola che gestendo il flusso d’olio all’interno dell’ammortizzatore, determina la modalità con cui il nostro ammortizzatore si comprime.
La versione che analizzeremo è semplificata, ma il principio di funzionamento è il medesimo della versione reale. Solitamente, nelle sospensioni più evolute, a posto della molla a spire viene utilizzato un pacco lamellare le cui lamelle si deformano aprendo il passaggio dell’olio. Le lamelle, anch’esse precaricabili tramite un’asta) costituiscono la molla che nel nostro caso, per maggior chiarezza rappresentiamo come molla elicoidale.
La valvola è costituita da un coperchio superiore #1 che chiude il passaggio dell’olio. Il coperchio nella configurazione di riposo è tenuto in basso da una molla #2, opportunamente prevaricata (la quantità di precarico determina l’intensità del propedal).
Affinchè la valvola si apra è quindi necessario che la pressione dell’olio pareggi e superi la pressione del precarico della molla. Se la pressione dell’olio è minore del precarico, la valvola resterà chiusa. Facciamo un piccolo esempio numerico per chiarezza. Supponiamo che la molla #1 sia precaricata con una forza di 20N. L’olio se non raggiunge, nella parte inferiore al coperchio, una pressione pari ad almeno 21N non riesce ad aprire il coperchietto e la compressione sarà frenata.
Naturalmente la chiusura non è ermetica. Un pochettino di olio trafila anche se la velocità di compressione (e di conseguenza la pressione dell’olio) non è sufficiente ad aprire la valvola per permettere all’ammortizzatore di comprimersi sotto il peso del rider e di mantenere il SAG.
Vediamo ora di analizzare i due casi. Dapprima ci occuperemo di compressioni lente tali per cui la pressione dell’olio non è sufficiente ad aprire la valvola, successivamente ci occuperemo di compressioni veloci tali per cui la pressione dell’olio è in grado di aprire la valvola.
Nel caso di compressioni lente, la pressione dell’olio non è sufficiente a superare la pressione indotta dalla molla sul piattello, ovvero non è in grado di pareggiare e superare il precarico.
La valvola quindi rimane nella configurazione chiusa e la compressione dell’ammortizzatore è limitata. L’ammortizzatore non oscillerà sulle lente sollecitazioni indotte dalla pedalata.
Nel caso di sollecitazioni veloci e di forte entità invece la pressione dell’olio aumenta considerevolmente e supera la forza di precarico della molla, che tiene chiusa la valvola. In questo modo la molla #1 si comprime e il coperchio #2 viene spinto verso l’alto. Si apre la valvola e l’olio è libero di fluire attraverso l’apertura creatasi e l’ammortizzatore di conseguenza può comprimersi.
Quest’oggi torneremo a parlare di sospensioni occupandoci delle piattaforme stabili, occupandoci in particolare delle piattaforme che agiscono come freni in compressione, tipo il Propedal di Fox o il Gate di Rockshox.
Si parla spesso di piattaforme stabili, in molti sanno a cosa servono, ma in pochi sanno esattamente come funzionano. C’è parecchia confusione sull’argomento e spesso vengono date delle informazioni sbagliate. In questo articolo cercheremo di fare un po di chiarezza sull’argomento.
Che cos’è una piattaforma stabile?
La piattaforma stabile è un dispositivo atto a migliorare la pedalabilità di un telaio, riducendo le oscillazioni indotte dalla pedalata (bobbing e squat).

Chiunque abbia pedalato o possegga sia un telaio full che uno front, si è reso conto delle differenze in termini di resa in pedalata, specialmente in fuori sella, tra il telaio full e il telaio front. C’è poco da fare: un telaio full, per quanto possa avere lo schema di sospensione più stabile del mondo, senza un sistema di piattaforma stabile non si pedalerà mai come una front.
Pedalando una MTB con ammortizzatore con piattaforma stabile escludibile, ci si rende subito conto delle differenze tra una configurazione e l’altra. Specialmente su sistemi di tipo monocross, la resa in pedalata è nettamente diversa. In particolare pedalando in maniera energica, con delle pedalate decise, si nota che il carro in assenza della piattaforma stabile tende a comprimersi quando si spinge verso il basso con i pedali, assorbendo una parte dell’energia fornita dalle nostre gambe.
L’obiettivo di una piattaforma stabile è quindi quello di inibire i movimenti indotti dalla pedalata (bobbing e squat) permettendo comunque alla sospensione di lavorare sulle asperità del terreno in modo da massimizzare il comfort, la facilità di avanzamento su fondi irregolari e migliorare la trazione e il controllo garantendo che la ruota posteriore sia sempre attaccata al terreno.
Per raggiungere tale obiettivo è necessario quindi filtrare le due sollecitazioni, impedendo che la sospensione si comprima a causa delle pedalate, ma lasciandola libera di assorbire le grosse asperità. Esistono due differenti tipi di piattaforma stabile: le valvole inerziali (che non tratteremo) e le valvole che agiscono sulla compressione, di cui ci occuperemo in questo articolo.
Cannondale Rize on Vimeo
Video del test della Cannondale Rize eseguido dal prode sceriffo Muldox in cui viene messo in evidenza il differente comportamento della sospensione posteriore con le varie regolazioni della piattaforma stabile (ammortizzatore Fox Float RP23).
Come funziona.
Il propedal e le piattaforme stabili ad esso assimilabili, lavorano come una valvola di compressione low speed, ovvero agiscono imponendo un frenatura sulle compressioni lente, alle basse velocità. Non dimentichiamoci che uqando si parla di compressione low speed non si intende la velocità di avanzamento della bicicletta, ma la velocità di affondamento della sospensione (in questo caso dell’ammortizzatore).
Molto spesso si sente, specialmente da persone poco competenti, che il Propedal agisce filtrando le sollecitazioni provenienti dall’alto (indotte dalla pedalata) e si “sblocca” quando la sollecitazione proviene dal basso. Niente di più sbagliato. Questo comportamento è quello caratteristico delle valvole inerziali (Brain di Specialized o Terralogic di Fox): il Propedal e similari funzionano in modo diverso.
Si tratta infatti di valvole speed sensitive, ovvero in grado di sentire la velocità di affondamento della sospensione. In particolare se la velocità di affondamento è bassa (oscillazioni indotte dalla pedalata) la valvola dovrà frenare la compressione, se la velocità di affondamento è alta (impatto contro un ostacolo) la valvola dovrà lasciare aperta la compressione.
SOLLECITAZIONI INDOTTE DAL TERRENO E SOLLECITAZIONI INDOTTE DALLA PEDALATA.
Come abbiamo visto all’inizio, una piattaforma stabile dev’essere in grado di distinguere tra sollecitazioni provenienti dal terreno e sollecitazioni indotte dalla pedalata. Il propedal e le piattaforme stabili analoghe operano questa selezione in base alla velocità di affondamento, essendo valvole speed sensitive.

Il grafico, puramente qualitativo, riporta in ascissa il tempo ed in ordinata la velocità a cui si comprime/estende il nostro ammortizzatore (la retta in salita indica la compressione, quella in discesa la riestensione). Possiamo notare come le velocità di compressione siano nettamente differenti nel caso di impatto contro un ostacolo o di oscillazioni indotte dalla pedalata.
Le sollecitazioni indotte dal terreno, supponiamo ad esempio di salire su un grosso ostacolo squadrato quale una pietra o un gradino, sono caratterizzate da una prima fase di compressione molto veloce, da una fase di stallo in cui la sospensione rimane compressa (stallo dovuto all’attrito delle guarnizioni) e da una fase di ritorno in cui la sospensione ritorna alla posizione di riposo. Tali sollecitazioni sono estremamente irregolari sia come distribuzione temporale, sia come intensità (il terreno è irregolare per natura).
Le sollecitazioni indotte dalla pedalata invece sono generate dal movimento verticale delle gambe durante la pedalata, che avendo una loro massa inducono dei movimenti verticali nella sospensione (fenomeno conosciuto come “bobbing. Come possiamo vedere dal grafico queste oscillazioni sono caratterizzate da un’elevata regolarità, tanto che possono essere rappresentate da una sinusoide (il periodo T è l’inverso della metà della frequenza di pedalata, ndr). La velocità di compressione della sospensione è comunque piuttosto bassa, essendo queste sollecitazioni di modesta entità e molto graduali (il passaggio da compressione a riestensione è molto progressivo, mai netto).
Risulta quindi evidente che una valvola in grado di impedire le compressioni lente, ma permettendo le compressioni veloci è in grado di eliminare le oscillazioni indotte dalla pedalata, ma di permettere alla sospensione di lavorare sui grossi urti.
LA VALVOLA DEL PROPEDAL.
Il principio di funzionamento del propedal è molto semplice. Il propedal è una valvola che gestendo il flusso d’olio all’interno dell’ammortizzatore, determina la modalità con cui il nostro ammortizzatore si comprime.
La versione che analizzeremo è semplificata, ma il principio di funzionamento è il medesimo della versione reale. Solitamente, nelle sospensioni più evolute, a posto della molla a spire viene utilizzato un pacco lamellare le cui lamelle si deformano aprendo il passaggio dell’olio. Le lamelle, anch’esse precaricabili tramite un’asta) costituiscono la molla che nel nostro caso, per maggior chiarezza rappresentiamo come molla elicoidale.

La valvola è costituita da un coperchio superiore #1 che chiude il passaggio dell’olio. Il coperchio nella configurazione di riposo è tenuto in basso da una molla #2, opportunamente prevaricata (la quantità di precarico determina l’intensità del propedal).
Affinchè la valvola si apra è quindi necessario che la pressione dell’olio pareggi e superi la pressione del precarico della molla. Se la pressione dell’olio è minore del precarico, la valvola resterà chiusa. Facciamo un piccolo esempio numerico per chiarezza. Supponiamo che la molla #1 sia precaricata con una forza di 20N. L’olio se non raggiunge, nella parte inferiore al coperchio, una pressione pari ad almeno 21N non riesce ad aprire il coperchietto e la compressione sarà frenata.
Naturalmente la chiusura non è ermetica. Un pochettino di olio trafila anche se la velocità di compressione (e di conseguenza la pressione dell’olio) non è sufficiente ad aprire la valvola per permettere all’ammortizzatore di comprimersi sotto il peso del rider e di mantenere il SAG.
Vediamo ora di analizzare i due casi. Dapprima ci occuperemo di compressioni lente tali per cui la pressione dell’olio non è sufficiente ad aprire la valvola, successivamente ci occuperemo di compressioni veloci tali per cui la pressione dell’olio è in grado di aprire la valvola.

Nel caso di compressioni lente, la pressione dell’olio non è sufficiente a superare la pressione indotta dalla molla sul piattello, ovvero non è in grado di pareggiare e superare il precarico.
La valvola quindi rimane nella configurazione chiusa e la compressione dell’ammortizzatore è limitata. L’ammortizzatore non oscillerà sulle lente sollecitazioni indotte dalla pedalata.

Nel caso di sollecitazioni veloci e di forte entità invece la pressione dell’olio aumenta considerevolmente e supera la forza di precarico della molla, che tiene chiusa la valvola. In questo modo la molla #1 si comprime e il coperchio #2 viene spinto verso l’alto. Si apre la valvola e l’olio è libero di fluire attraverso l’apertura creatasi e l’ammortizzatore di conseguenza può comprimersi.