Comunicato stampa Amici della Bicicletta - Cagliari a proposito del casco obbligatorio per i ciclisti.
Il mensile di riferimento dell'automobilismo italiano, "Quattroruote", si interessa al rinascimento ciclistico del nostro paese. Dà una strana sensazione vedere l'ampio articolo che la rivista dedica al ciclismo urbano: avremmo detto che, così come quotidianamente per strada, chi usa la macchina e persino chi ne scrive non si sarebbe mai accorto di noi.
Certo, il mensile lo fa a modo suo. Dopo aver rilevato l'enorme crescita dello shift modale dalle 4 alle 2 ruote a pedali, sottolinea i troppi rischi a cui noi ciclisti quotidiani siamo esposti. E prospetta una soluzione per la sicurezza di chi usa la bici. Indovinate quale? Esatto. Quella. Il casco obbligatorio.
Alla rivista sfugge che la causa di morte in strada per i ciclisti sono gli impatti contro l'oggetto-feticcio di cui si occupa con dedizione degna di miglior causa, ovvero l'automobile, condotta male come la si conduce male in Italia. Sono tanti gli elementi che sfuggono a "Quattroruote", ne elenchiamo tre:
Riteniamo il servizio di Quattroruote una azione di lobby, resa pubblica in piena estate quando le anime sono vacanziere e l'attenzione cala.
La nostra attenzione invece non cala mai: è una nostra seconda natura, dovuta al fatto che se la nostra attenzione cala qualche macchina ci ammazza e non esiste armatura che tenga contro una tonnellata lanciata a 80 km/h sul nostro corpo. Dato che la nostra attenzione deve essere sempre ben alta ci accorgiamo anche di queste manovre volte a disincentivare l'uso della bici, attraverso argomenti solo apparentemente ragionevoli, mentre sono in realtà tentativi di soffocare sul nascere un vero cambiamento stradale e di rivitalizzare un mercato nocivo e quasi defunto.
L'era dell'automobile è conclusa, ma continuerà a far danni ancora per un po' di tempo. Sta a noi tutti riportare questo Paese fuori controllo entro termini di civiltà già altrove operanti ed efficaci. Anche denunciando pubblicamente manovre come quella di "Quattroruote".
Amici della Bicicletta. Cagliari, 30 luglio 2012.
Il mensile di riferimento dell'automobilismo italiano, "Quattroruote", si interessa al rinascimento ciclistico del nostro paese. Dà una strana sensazione vedere l'ampio articolo che la rivista dedica al ciclismo urbano: avremmo detto che, così come quotidianamente per strada, chi usa la macchina e persino chi ne scrive non si sarebbe mai accorto di noi.
Certo, il mensile lo fa a modo suo. Dopo aver rilevato l'enorme crescita dello shift modale dalle 4 alle 2 ruote a pedali, sottolinea i troppi rischi a cui noi ciclisti quotidiani siamo esposti. E prospetta una soluzione per la sicurezza di chi usa la bici. Indovinate quale? Esatto. Quella. Il casco obbligatorio.
Alla rivista sfugge che la causa di morte in strada per i ciclisti sono gli impatti contro l'oggetto-feticcio di cui si occupa con dedizione degna di miglior causa, ovvero l'automobile, condotta male come la si conduce male in Italia. Sono tanti gli elementi che sfuggono a "Quattroruote", ne elenchiamo tre:
- Nei pochi luoghi del pianeta in cui il casco è obbligatorio (Australia, per esempio) la quota di ciclisti urbani si è dimezzata e le morti non sono diminuite in percentuale: un ottimo incentivo all'abbandono della bici e, come conseguenza, all'acquisto dell'automobile.
- Su 1.000 utenti fragili della strada uccisi in Italia dalle automobili, 750 sono pedoni e 250 sono ciclisti: mettiamo il casco ai pedoni?.
- Nei Paesi ad alta densità ciclistica l'obbligo non è mai stato neanche contemplato. Come noto, in Danimarca e Olanda sono tutti morti a causa di questa colpevole svista legislativa...
Riteniamo il servizio di Quattroruote una azione di lobby, resa pubblica in piena estate quando le anime sono vacanziere e l'attenzione cala.
La nostra attenzione invece non cala mai: è una nostra seconda natura, dovuta al fatto che se la nostra attenzione cala qualche macchina ci ammazza e non esiste armatura che tenga contro una tonnellata lanciata a 80 km/h sul nostro corpo. Dato che la nostra attenzione deve essere sempre ben alta ci accorgiamo anche di queste manovre volte a disincentivare l'uso della bici, attraverso argomenti solo apparentemente ragionevoli, mentre sono in realtà tentativi di soffocare sul nascere un vero cambiamento stradale e di rivitalizzare un mercato nocivo e quasi defunto.
L'era dell'automobile è conclusa, ma continuerà a far danni ancora per un po' di tempo. Sta a noi tutti riportare questo Paese fuori controllo entro termini di civiltà già altrove operanti ed efficaci. Anche denunciando pubblicamente manovre come quella di "Quattroruote".
Amici della Bicicletta. Cagliari, 30 luglio 2012.