Grazie al Prestigio ho fatto questa bella garetta, proprio dietro l'angolo: a Bardonecchia, 500km. e oltre 6 ore di auto da casa verso l’ovest lontano (il Far West, appunto). Almeno ero in buona compagnia, con gli altri aspiranti "Prestigiosi" della MTB A Casa Vecia: pernottamento in campeggio e domenica mattina la Granfondo.
Già subito dopo la partenza, in leggera discesa, il primo rischio, con un'auto dei pompieri in mezzo alla strada per (dicono) farci ridurre la velocità. Come al solito nei primi chilometri l’andatura è a tutta e mi ritrovo ben presto nelle retrovie, ma passati sotto l’imbocco del Traforo del Frejus il ritmo inizia a calare; sulle prime rampe asfaltate risalendo la selvaggia Valle di Rochemolles si susseguono i tornanti sotto un cielo plumbeo che lascia poco spazio alla vista dei monti che ci circondano, se si esclude l'imponente parete rocciosa alla nostra sinistra, da cui sgorgano molto più in alto spettacolari cascate. A un certo punto mi si affianca un biker del Superbike Pozzetto di Castelfranco, e chiacchierando un po’ scopro il piacere di comunicare e farmi capire in dialetto a così tanti chilometri da casa; superiamo intanto l'abitato di Rochemolles e l'asfalto lascia spazio a uno sterrato in ottime condizioni, che con numerosi tornanti tra mucche al pascolo guadagna rapidamente quota, lasciando intravedere tra le nubi l'inconfondibile sagoma della diga di Rochemolles. Le gambe, inizialmente affaticate, cominciano a girare a dovere.
Percorsi una decina di chilometri dal via si lascia la sterrata in salita, che continuerebbe per altri 15 chilometri verso i 3000m. del Colle del Sommelier, e girando a destra percorriamo la pianeggiante e panoramica (nubi permettendo) strada Decauville fino ai Bacini Fregiusia, dove è posto il primo provvidenziale ristoro. Visti i primi sintomi di fame causati da una colazione meno abbondante del previsto, l’abbuffata è d’obbligo.
Si ricomincia a salire, e gran parte dei 300m. di dislivello che mancano al GPM sono coperti in un breve ma ripido tratto nel bosco, immersi nella nebbia; segue uno spettacolare quanto pericoloso passaggio in sigle track a strapiombo quindi, raggiunti i ruderi del Forte Foens ai piedi del Monte Jafferau, ecco gli ultimi metri di salita mentre le nubi iniziano a diradarsi. Mi fermo per indossare la mantellina e rifocillarmi, mentre con lo sguardo osservo, 1000m. più in basso, Bardonecchia: si prospetta una discesa da ricordare.
E così è: una discesa da urlo, poco tecnica e velocissima, sempre su larghe carrarecce di montagna con rettilinei da oltre 60 all’ora, interrotta solo da una breve rampa in località Grange Foens. In un battibaleno sono nuovamente nel fondovalle a percorrere la pista da fondo verso Beaulard, dove inizia il secondo salitone di giornata, verso Punta Colomion.
Le gambe girano sempre meglio e lungo le prime dure rampe asfaltate fino al ristoro di Puys supero numerosi bikers affaticati; segue un breve tratto di saliscendi dove, appostati con enormi campanacci da mucca, stanno dei simpatici ragazzi a incitare rumorosamente tutti quelli che passano. Ricomincia purtroppo la salita, però più facile del previsto: la pendenza costante e i continui tornanti agevolano un po’ l’ascesa; riesco a trovare un ritmo perfetto e inizio a passare i primi “morti”: in molti salgono a piedi, qualcuno si ferma in preda ai crampi o vittima di forature.
Nel frattempo le nubi lasciano il posto a un caldo sole mitigato da un vento fresco e la vista può finalmente spaziare alle vette che ci circondano; durante la salita mi fermo brevemente due volte per accenni di crampi e fame, poi però continuo senza problemi, incontrando strada facendo i compagni di squadra Michael e Fabio, raggiungendo infine la cima del Colomion dove è posto l’ultimo ristoro.
Nonostante un po’ di foschia è possibile ora ammirare un panorama dalla Val Susa a sud fino al Colle della Scala e ai monti francesi della Savoia verso nord-ovest; controllo il tempo di corsa: mancano venti minuti alle quattro ore, e una decina di chilometri di pura discesa al traguardo. Provo ad arrivare entro le quattro ore e mi fiondo a tutta in discesa.
La prima parte, lungo la pista da sci, è ripida e veloce mentre la seconda, tutta immersa nel bosco, è un continuo susseguirsi di tornanti, curve e controcurve su di un fondo battuto ma ondulato, con numerose buche e salti: grazie all’ammortizzatore posteriore la bici resta sempre attaccata al terreno e le uniche difficoltà le ho solo nei tornanti più stretti, dove faccio qualche “dritto”; ormai siamo in pochi, e percorro gran parte della discesa da solo, passando a velocità doppia tutti quelli che raggiungo strada facendo. Saggiamente affronto l’ultimo tratto, un po’ più tecnico, con calma e senza rischiare: giungo infine a Campo Smith, termine della discesa.
Nell’ultimo chilometro in leggera salita procedo con calma, con ormai in tasca la certezza di stare sotto le quattro ore, godendomi l’arrivo con un bel po’ di gente ancora presente.
Tutto sommato una bella manifestazione, di certo migliore di tante altre che si svolgono dalle mie parti in Veneto, con un bel percorso di vera montagna: difficilmente infatti si trovano granfondo con salite e discese da 1000m. di dislivello in un colpo solo. Peccato solo per le nubi prima e la foschia poi, che hanno impedito di ammirare appieno le imponenti e selvagge montagne Piemontesi.
Consumato il pasta party e lasciato il campeggio si torna verso casa: lasciamo le montagne del Far West e affrontiamo le sei ore di viaggio fino a casa, contenti oltre che per la corsa, anche per la bella esperienza di gruppo vissuta nel weekend. Eh sì, perchè la trasferta è stata solo il pretesto per uno dei classici appuntamenti stile “magna e bevi” della Casa Vecia…
(se volete sapere com'è stato il "contorno", andate su
www.mtbacasavecia.it)
