24 Hours in the Old Pueblo

CapoGufo

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Niner J.E.T. 2010; Niner A.I.R 2009
cactus che figata!
ho visto i tuoi tempi sul giro... ma quanto era lungo il percorso????
allora il percorso era 25,7 chilometri. dovevo portarmi l'altimetro, ma tra le mille cose da fare, non l'ho mai usato. i miei tempi non sono tutti reali, perché molti giri me li segnavano come partito anche se dicevo che mi fermavo per riparazioni varie; comunque giravo in 1h45' con velocità standard, quando tiravo in 1h30'. ho fatto due giri da "bollito" in 2h, minuto più minuto meno....comunque ho corso una 26h visto che ho fatto di tutto per arrivare entro le 12.00 e recuperare un giro(fatto in 1h50' circa), visto le varie sfighe che mi hanno attardato e che vi racconterò. ora sono a lavoro con un sonno allucinamente, ma ai miei clienti di ciò non frega nulla.... e quindi devo andare avanti a lavorare...
 

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uff... é da due giorni che dormo e svuoto valigie, ho dovuto scrivere un report per TecnoMtb ed ora sono cotto, per chi fosse interessato alle mie riflessioni(ma chi?) chiedo di pazientare ancora....
 

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dai, intanto vi mando qualche scatto! poi nanna!!
 

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Eccomi!
Evito di raccontarvi i giorni precedenti la gara, ma se il buongiorno si vede dal mattino, avremmo dovuto rimbarcarci verso casa già il secondo giorno……
Il venerdì antecedente la gara, arriviamo al paddock; dopo 25 km di strada sterrata siamo in mezzo al deserto, non c’è nulla a perdita d’occhio; la zona predisposta per i “Solo” vicino al percorso non è raggiungibile con il camper e le altre zone sono già tutte piene. Con alcune difficoltà, riusciamo a sistemarci a 300 metri dalla zona cambio. Montiamo le bici e partiamo per un giro di sopralluogo. Quasi subito mi accorgo che c’è qualcosa di strano nella mia Niner, è poco scorrevole, mi fermo e mi accorgo che il disco ant. é stato piegato durante il trasporto….
Di primo acchito il percorso mi pare facile, a parte i cactus lo trovo fattibile, un po’ di saliscendi iniziali, parecchie parti da guidare, molti fossi trasversali, un paio di pietraie. Nei tratti in discesa iniziali si è invogliati ad andare a “tutta”; gli incidenti più gravi si sono verificati qui.
Finiti questi saliscendi ci sono ancora un paio di km belli larghi in leggera discesa, qua si può fiatare ed alimentarsi tranquillamente, anche perché è l’unico tratto con il vento a favore, che soffierà teso e costante per tutta la gara. Poi inizia il singletrack in mezzo, e quando dico in mezzo vuole dire immerso, nei cactus; qui se sbagli traettoria oppure sbandi , sei finito!
Infine gli ultimi km prevedono una dolce ma costante ascesa su di un cucuzzolo pietroso per poi piombare giù alla zona cambio.
In prossimità della zona cambio si doveva smontare dalla bici, entrare in un enorme tendone dove c’erano le persone deputate al controllo sedute a dei tavoli. In base al numero ti direzionavi nella zona giusta, consegnavi il testimone(un bastoncino) segnavano il tuo numero e l’orario, ti ridavano il testimone e camminavi sino a fine tendone e ripartivi.
Intorno alla zona cambio c’era il cuore pulsante della manifestazione; alcuni stand di vendita accessori, 2 furgoncini attrezzati a bar ed un camion con un’enorme video dove venivano proiettati i filmati di 4 telecamere sparse lungo il percorso. Idea molto carina e non esageratamente dispendiosa, credo. Inoltre c’era un gazebo con un monitor ed una tastiera numerica; inserendo il tuo numero di gara, apparivano i tempi di ogni giro e la classifica.
Per le docce c’era un camion con 6 docce circa (non le ho contate) in totale, maschi e femmine insieme, mentre per i bagni i soliti wc chimici.
Lo spirito con cui vivono la gara è lontano anni luce da noi Italiani, molto più easy, sia chi corre per la vittoria, che chi partecipa vestito da pirata con tanto di bandiera! Anche nei sorpassi ,un’educazione che ce la sogniamo, moltissimi avevano una parola d’incitamento per chi, come noi, girava con un altro ritmo.
Concludo, per non dilungarmi troppo, con un consiglio: fate qualche 24h Italiana in meno nel vostro programma annuale e concedetevi una 24h all’estero; non serve andare come noi, oltreoceano, basta passare il confine per scoprire un altro modo di vivere la passione che abbiamo in comune…
CapoGufo
 
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man mano che sistemo le valigie, scopro qualcosa....
questo é la targa posteriore che davano alla gara, come vedete é una riproduzione delle targhe dell'Arizona a cui aggiungono varie scritte.
 

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